Harold e Maude – Al Ashby – Recensione

Né volgari, né ridicoli. Grotteschi, forse. Termine che, nel caso specifico, assumerebbe un’accezione più che positiva. Già, perché Harold e Maude costituiscono una delle coppie cinematografiche più incantevoli di tutti i tempi. Un’unione anticonformista, che non persegue alcuna convenienza e sfugge alle convenzionali logiche anagrafiche.


Il protagonista della pellicola statunitense diretta, nel 1971, da Al Ashby è il diciottenne borghese Harold (Bud Cort) il quale, affetto da “piccoli momenti di eccentricità”, si diletta a partecipare ai funerali di persone sconosciute e a simulare suicidi non “per”, ma “contro” la madre.
La signora Chasen (Vivian Pickles), dal canto suo, prova a curare le manie lugubri del figlio attraverso rimedi che si rivelano inefficaci come, ad esempio, le sedute dallo psicoanalista o un probabile arruolamento nell’esercito degli Stati Uniti mediante l’intervento del generale (nonché zio) Victor, tramite cui il giovane, nella sua visione macabra, potrebbe “opporre la propria vita a quella di un altro”. La genitrice, inoltre, orchestra incontri con papabili future spose. Sarà, però, l’amore per la quasi ottantenne Maude a prendere il sopravvento. L’interazione fra i due protagonisti genera dialoghi interessanti. Mai banali.

Maude: “Io mi vorrei trasformare in un girasole più che in ogni altra cosa… sono così alti e così semplici…tu che fiore vorresti essere?
Harold: “Non lo so. Uhm…una di queste margherite, per esempio…
Maude: “Perchè?
Harold: “Perchè sono tutte uguali.
Maude: “Ah ah… lo dici tu! Guarda: certe sono più piccole, certe sono più grosse, certe pendono a sinistra, certe a destra, certe sono bruttine perchè hanno perduto i petali…sono una diversa dall’altra e si vede benissimo… Sai Harold, secondo me gran parte delle brutture di questo mondo viene dal fatto che della gente che è diversa, permette che altra gente la consideri uguale…

La vispa Maude (Ruth Gordon) si tiene in esercizio posando quale modella di nudo “per rinfrescare la memoria sui contorni femminili” all’artista. Non ha bisogno, inoltre, di un “ombrello per difendersi” e conduce, nel suo piccolo, una lotta individuale, combattendo per “la roba grossa”. Il rapporto tra i due personaggi si evolve, a tal punto da indurre Harold a voler sposare l’amata la quale, come già preannunciato, decide deliberatamente di togliersi la vita. Un dramma sentimentale in cui alla fine Harold, paradossalmente, compresa la lezione, si riappacifica con la vita.

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