Hostiles – Ostili … un western guidato dalla mano ruvida di Dio

 

Hostiles – Ostili è senza dubbio un film epico, potente ed evocativo. Ambientato verso il 1900 quando i nativi americani sono stati sconfitti e i territori di frontiera stanno scomparendo. Il capitano di fanteria Joseph Blocker riceve il suo ultimo incarico prima del meritato pensionamento, dovrà scortare il capo indiano Falco Giallo e la sua famiglia dal New Mexico al Montana, per permettere all’anziano nemico, ormai molto malato, di morire nella sua terra.
I due uomini si sono scontrati sul campo di battaglia e tra loro scorre un odio feroce. Blocker è costretto ad accettare la missione sotto minaccia di corte marziale e partirà con un piccolo gruppo di uomini. Sulla strada incontrerà la vedova Rosalie Quaid, la cui famiglia è stata orribilmente sterminata dai Comanche. Durante il viaggio ognuno verrà a patti con se stesso, dovranno convivere e sopravvivere a molti pericoli, dovranno cercare la forza di superare le ostilità. Christian Bale è in stato di grazia e i suoi occhi raccontano un film nel film, intenso, struggente eppure misurato. Rari sono i momenti in cui quest’uomo dal passato oscuro, tremendo e crudele, si lascia andare al dolore e da libero sfogo al suo tormento. Senti la sua agonia, la sua rabbia che sembra non avere pace, che sembra non potersi placare mai. Di fronte a lui Wes Studi, nei panni dimessi di Falco Giallo, un uomo alla fine del suo viaggio, un anziano che desidera solo serenità per la sua famiglia.

Due eroi di guerra e anche due assassini, uno di fronte all’altro, nemici eppure così simili da sembrare facce della stessa medaglia. Dalle parole di Christian Bale “Lei non ha idea di cosa faccia la guerra ad un uomo”,  possiamo dedurre tutto il carico di odio ed orrore che ha segnato la vita di queste persone. E poi c’è lei… Rosamund Pike, che ti fa tenere il fiato sospeso con lei dietro una roccia, che ti fa urlare di dolore con lei con le ginocchia nella sabbia. Vederla scavare con le dita nella terra, con il viso trasfigurato è quasi un’esperienza religiosa. Lei è meravigliosa, incredibile e così luminosa da essere un raggio di luce in un mondo crudo, sporco e cattivo. Lei è l’anima che punta alla saggezza, che si protende verso la fede.

Non comprende il linguaggio dell’odio la sua Rosalie, ma si sforza, prova a trovare un senso nell’orrore, una ragione per vivere, un progetto nelle mani ruvide di Dio. La sua forza guiderà tutti ed entrerà nell’anima di tutti. Scott Cooper ha diretto un Western dal sapore antico, ha guidato la sua piccola comitiva attraverso un oceano di violenza, con mano sicura, dando la giusta luce ad una storia costellata di avvenimenti e di personaggi complessi e articolati. La fotografia di Takayanagi è una vera meraviglia, che ci restituisce la maestosità e il carattere del paesaggio americano, duro, crudele ma spettacolare, come le persone che lo abitano. Una storia antica, ma che racconta le ostilità e i conflitti che anche oggi sono intorno a noi, ogni fronte di guerra ha due punti di vista, due convinzioni, due culture che non si capiscono ma che non provano a conoscersi. Non mi sembra che ci possa essere nulla di più attuale. Un film da vedere, per piangere, per capire e per ritrovare un po’ di fede, un film che ti lascia pieno di domande sulla natura umana, ma che ti invita alla speranza, una speranza che viaggia sul vagone di un treno.

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