Intervista ad Annarita Faggioni, autrice de L’ombra di Lyamnay

Tornano le nostre interviste in collaborazione con Use Book Lov.
Questa volta abbiamo chiacchierato con Annarita Faggioni, autrice di L’Ombra di Lyamnay e creatrice del Web Journal, Il Piacere di Scrivere.

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Iniziamo con le domande di Roberta Marani
1) Che impressione hai cominciare e vedere che il tuo lavoro cresce, e che hai avuto ragione tu a continuare, dal web Journal in poi?
Ritengo che non sia una questione di avere ragione o di avere torto. Sicuramente, c’è la soddisfazione di aver fatto qualcosa di bello e c’è anche un pizzico di orgoglio. Più che impressioni, c’è entusiasmo. Poi sta ai lettori avere delle impressioni e dire qual è la qualità del tuo lavoro. Tu sei lì, come una mamma, a vedere tuo figlio che cresce. In più, adesso il Web Journal non lo scrivo solo io, quindi il merito è anche di Giuseppe Puppo, Cristina Arnaboldi, Sara Svolacchia e Monica Donelli, che scrivono con me.
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2) Dopo le tue precedenti pubblicazioni, ti sei data al romanzo di fantascienza; quanta fantascienza c’è e quanto istinto di scrittrice?
Mi lascio guidare dall’istinto. Piero Angela disse (ora non ricordo in quale puntata di Superquark) che le invenzioni e le scoperte possono venire in mente a tutti gli addetti ai lavori, mentre le opere di creatività (quadri, libri, musica, ecc.) possono venire solo a una sola persona in un determinato momento della sua vita. Naturalmente, anche fuori si scrive, ma si otterrà qualcosa di diverso. La fantascienza nel mio romanzo è l’ambientazione ideale, non potrei mai pensare Skylhope in modo diverso da come l’ho ideato. Volevo un romanzo che fosse sempre fantascienza, per questo non ho inserito date. Con un’ispirazione come quella che era stata orwelliana per me, non poteva che uscire necessariamente (direbbero i filosofi) di fantascienza.
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3) Come ti spieghi che fortunatamente anche le donne scrivono, collaborano e lavorano i ambienti ancora considerati maschili?
Non esistono ambienti maschili e femminili. Chi divide e ha dei dubbi è un analfabeta funzionale, non importa quanto abbia studiato. Siamo una civiltà evoluta, quindi tutti si lavora e si scrive (anche se in qualche caso l’Umanità potrebbe fare volentieri a meno di certe opere).
Illustrazione di copertia del romanzo "L'ombra di Lyamnay" realizzato e ideato da Alessia Savi.
Illustrazione di copertia del romanzo “L’ombra di Lyamnay” realizzato e ideato da Alessia Savi.
Domande di Silvia Azzaroli
4) Ho letto che hai creato una lingua per questo tuo romanzo. E’ stato complesso? Hai studiato qualche libro che parla del linguaggio? Perché fantascienza di genere distopico? Ti sei ispirata a qualche grande autore tipo Orwell?
Allora, lo skyldoniano è nato naturalmente, dalla stanchezza di un’intera giornata a scrivere per lavoro e l’ostinazione di far nascere comunque un libro. Poi, con il tempo, sono venute le regole, le inflessioni, ecc. Mi sono ispirata all’idea del ²minitrue² orwelliano e volevo dare lo stesso effetto straniante e sincopato. In realtà, c’è anche una spiegazione logica e, se lo skyldoniano non ci fosse, probabilmente le motivazioni successive risulterebbero poco credibili. Ho fatto un esame di linguistica all’università, ma ovviamente non sono un’esperta e non ho studiato per creare lo skyldoniano (non mi permetto di mettermi a livello di un linguista che ha studiato tutta la vita). L’idea del distopico non è stata mia. Mi spiego. Un autore ha un’idea del suo libro, ma il genere, in realtà, lo decidono i lettori autorevoli (editori, editor, ecc.). Io ero convinta di scrivere un weird, tra fantascienza e horror, perché alcune cose mi spaventavano quando le rileggevo. Poi, i primi lettori non si sono spaventati granché, ma hanno notato che la società era venuta così bene da diventare una distopia completa. Sono caduta dalle nuvole.
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5) Perché ritieni che il tuo romanzo abbia uno stile del primo novecento? Per la storia o per il linguaggio o il modo di raccontare?
Un romanzo ha una data di pubblicazione e quella data conta. Poi alcuni lettori mi hanno paragonata a grandi della fantascienza classica. Ora, se scrivi il tuo primo libro di fantascienza senza una base e ti paragonano ad Asimov, per me è un complimento. Per far sentire il lettore a casa, per quanto pazzo e assurdo sia il mondo che racconti, qualche descrizione devi farla e un certo tono lo devi avere. Purtroppo o per fortuna, qualcuno l’ha scambiato per un tornare indietro. Ci si aspettava da me qualcosa di semplice, magari banale. Purtroppo, ho scritto qualcosa di impegnato e di impegnativo. Sarà per la prossima volta, che è in scrittura tra l’altro. In ogni caso, sono fiera del mio lavoro e mi sento padrona del mio tempo. Ho sempre tempo per migliorare e attualizzarmi un po’.
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6) E a proposito di quest’ultimo: so che hai ricevuto alcune critiche per la lentezza e la complessità, che personalmente ritengo dei gran pregi. Per carità ognuno ha le sue preferenze ma non ti sembra che chi faccia questo tipo di critica spesso non sia in grado di vedere oltre la superficie e voglia tutto e subito?
Questa esperienza mi ha insegnato che non tutti quelli che leggono sono allo stesso alto livello che pensavo. Penso che qualcuno volesse sapere tutto all’ottavo capitolo e penso che non siamo tutti più abituati alla lettura. C’è anche chi ha poca attenzione ai particolari e questo sforzo mentale immane l’ho poi pagato in alcune recensioni, dove è uscito anche un Creatore Padreterno (??) e chissà cos’altro, mentre c’era invece una maniacale attenzione alla grammatica, per cui lo skyldoniano avrebbe dovuto seguire le regole della lingua italiana. Infatti, secondo lor signori, anche l’inglese divide le parole in sillabe come l’italiano. Mi dispiace, ma vado avanti. Le cose che mi hanno fatto davvero male sono state due: dare dell’idiota a chi, invece, aveva dimostrato di aver capito il testo (millantando non so cosa) e alcune persone che hanno confuso la copywriter con la scrittrice, cercando di ottenere dei favori dalla copy per la recensione, oppure dichiarando apertamente che si erano dette certe cose solo per il Web Journal o per evitare mie ritorsioni (??).
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Domande di Simona Ingrassia
7) Domanda classica che si fa a tutti i cosplayer: i vestiti te li crei tu oppure ti avvali dell’aiuto di qualcuno, magari un parente o simile?
Me li fa mamma o li compro. Non so nemmeno usare il foam. D’altra parte, è solo un anno che perseguo in questa passione. Anche qui, conto di crescere con il tempo, ma non mi paragono di certo a chi è davvero più bravo di me o di chi riesce addirittura a fare competizioni agonistiche.
8) Mi costa fare questa domanda perché so quanta passione c’è dietro: ti hanno mai detto che eri troppo… cresciuta per travestirti?
Non me l’hanno detto, ma per anni ho avuto questo blocco. Poi la mia lunga malattia (che prosegue) e la ricerca di ritrovare me stessa mi hanno convinta al grande passo. Non porto mai un personaggio per caso o per moda: rappresenta sempre una parte di me o una sofferenza che ho. Per questo, non farò cosplay per sempre, ma il mio ultimo cosplay, ovvero quando sentirò di essere finalmente me, lo porterò tutta la vita. Devo ammettere che il cosplay mi ha regalato grandi soddisfazioni, come quella di interpretare un personaggio de L’Ombra di Lyamnay, il Generale Naive. Grandissima emozione. Certo, non pensavo che mi sarei mai vestita da uomo e sono già due i cosplay maschili che ho portato sul palco XD.
9) Qual è il libro che ti ha fatto capire che saresti diventata una scrittrice, se c’è? E ce ne vuoi parlare?
C’è, ma non posso dire tutto tutto. Avevo 13 anni e avevo scritto delle filastrocche e dei raccontini. Un giorno, ebbi un’idea. Dissi a me stessa che o sarebbe stato un racconto lungo, oppure un romanzo. Quando finì, mi resi conto che c’era qualcosa di speciale in me e che dovevo coltivarlo.
10) Qual è l’articolo che hai scritto ne il piacere e ti è rimasto più nel cuore?
Uno? Non saprei. Forse quello quando intervistammo Loredana Lipperini, oppure quello con cui ho cominciato, o ancora quello dove ho intervistato la prima casa editrice. Ricordo con molto affetto il primo guest di Giuseppe, quello sì, mi è rimasto dentro, perché è stato il primo momento in cui ho capito che c’era qualcuno, dall’altra parte, per cui la letteratura era un dono e che vedeva Piacere come lo vedevo io.
11) Mi ricollego alla tua copertina in cui c’è scritto, in inglese, “Amo scrivere”. Io invece ti faccio la domanda opposta: c’è stato un momento in cui hai rischiato di odiarlo? Oppure un momento di blocco…
Sì, quando mi sono ammalata. Ci sono delle volte in cui il lavoro è pesante, quindi poi senti l’odio per quello che devi fare, oppure una cosa non ti viene e hai poco tempo per scriverla. Cose così, ma passa subito.
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Silvia Azzaroli

Sono una Scrittrice perché quando scrivo mi sento viva e posso visitare nuovi mondi e nuove terre;

Il mio motto è:
"Siamo universi dentro altri universi." (Ho Sognato Babilonia)

Adoro camminare e andare in bici;

Ecologista, Attivista culturale e contro le Malattie Rare, Femminista;

Star Wars/Trek Geek, Proud Hamster, Fringie, Whoovian, MCU Fan, Sci-Fi Geek;

Amo la Fantascienza, che per me è il genere per eccellenza ma apprezzo anche i Noir, i Romanzi storici, i Saggi e il Fantasy;

I Mici, la Musica, l'Arte (Monet, Artemisia Gentileschi, Raffaello, Caravaggio, Renoir, Hopper, Tiziano), il Tennis (King Roger Federer), la Pallavolo(indimenticabile la nazionale maschile di Velasco, Bernardi, Zorzi, ecc, ora adoro Paola Egonu, Alessia Orro e co), il Pattinaggio, Curling e molto altro;

Amo il Cinema la cosiddetta settima arte.

L'elenco dei film preferiti sarebbe infinito posso solo dire che amo tanto il cinema indipendente che i kolossal, basta che mi lascino qualcosa di positivo dentro l'anima e il cervello;

Le Serie tv. Anche qui l'elenco sarebbe infinito.
Metto solo le prime che mi vengono in mente:
Fringe, Twin Peaks, X-Files, Person of Interest, Doctor Who,
The Expanse, 12 Monkeys, Broadchurch, Peaky Blinders,
E.R., Friends, Quantum Leap, Battlestar Galactica,
Fleabag, New Amsterdam, Call the Midwife, Wanda Vision,
Star Trek, Hanna, The Falcon and The Winter Soldier
;

La Letteratura (senza libri non vivo!):

Jane Austen, Banana Yoshimoto, Ray Bradbury, Isaac Asimov,
Robert Heinlein, Arthur Clarke, Agatha Christie, Paolo Rumiz,
Charles Baudelaire, Nilanjana Roy, Giuseppe Ungaretti, Sarah Moss,
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J.R.R. Tolkien, Mariana Enriquez, Robert Silverberg, Daniel Pennac,
Leigh Brackett, Haruki Murakami, Leigh Brackett, Etty Hillesum,
Virginia Woolf, Oliver Sacks, Priyamvada Natarajan.

Sono affascinata dalla Scienza anche perché volevo diventare medico .
Adoro figure storiche femminili che si sono contraddistinte in questo campo,
in particolare Sabina Spierlein (madre della psichiatria moderna),
Margherita Hack grande astrofisica italiana),
Samantha Cristoforetti (Geniale astronauta italiana).

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