Prendiluna – Stefano Benni – recensione

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“Dopo lunghi studi, posso dire che esistono diversi tipi di sogni profetici.

Il primo, il Prosogno, è quando una persona cara ti viene in aiuto per darti i numeri del lotto, o consigliarti sulla tinta di capelli, o per segnalarti il nome di qualcuno che è innamorato di te. Ma non è infallibile, ci sono le interferenze degli Onirospi, spiriti dispettosi che inquinano i sogni, e allora i numeri non escono, la tinta fa schifo e la persona che dovrebbe essere innamorata dice: “Io e te insieme? Ma te lo sogni!”.

Il secondo (Bis-sogno) è quando due persone si sognano l’un l’altra, ma con trame diverse. Ad esempio il marito sogna che la moglie lo tradisce col suo miglior amico, mentre la moglie sogna che il marito la tradisce col suo miglior amico. Non ha significato profetico, ma allarmistico, e genera quasi sempre litigi.
Poi c’è il Trisogno. Tre persone fanno un sogno al novantanove per cento identico. In questi casi il sogno contiene senz’altro un’indicazione e una profezia.
Poi esistono i Polisogni, i Pan-sogni Silberer e il sogno Matrioska. Ma ancora li sto studiando, e sogno di decifrarli appena sarò uscito dal manicomio.”

CORNELIUS NOON, “Libro dei labirinti onirici” (cit. Prendiluna, S. Benni)
Stefano Benni torna sugli scaffali con questo libro dal titolo Prendiluna. La protagonista è una vecchia insegnante in pensione che riceve in sogno la visita di Ariel, la capostipite dei suoi Diecimici ormai defunta e le assegna una missione importantissima.
Deve trovare dieci Giusti a cui poter affidare i suoi mici, altrimenti avverrà l’apocalisse.
La storia raccontata così sembrerebbe ben poca cosa, ma chi conosce bene questo autore sa che dietro a una semplice favola per adulti si nasconde qualcosa di più.
Ed è anche vero che la messa alla berlina della nostra realtà potrebbe mettere tristezza a chi lo legge, ma, onestamente parlando, possiamo dargli torto? Non ne sono poi così sicura.

Efficacissima la sua descrizione dei Trumpi, una versione fantastica ma neanche troppo di gente dai capelli biondi che si credono perfetti e dividono il mondo in cittadini di serie a e serie b, come anche quella degli schermofili ossia di gente che è fissata con il proprio smartafono (sic) e non si accorge invece di ciò che le sta accanto. Non risparmia nemmeno strali a certo mondo universitario costituito da figli di papà ricchissimi che guardano dall’alto in basso i non abbienti e pensano di essere l’élite solo per la propria ricchezza.
Però se devo essere onesta c’è anche una sorta di luce nella sua parodia della realtà.
La si trova nella figura di Clotilde che, una volta cresciuta, è diventata una commessa in un sexy shop. Nonostante tutto quello che vende, e che ha visto o vissuto, continua comunque a pensare con affetto alla sua cara insegnante Prendiluna e quando lei le chiede le cose peggiori che aveva fatto, come test per comprendere se lei fosse o meno uno dei giusti… il lettore non può certo non sorridere. C’è una sorta di innocenza, di candore nella sua confessione ed è quello che convince la vecchina ad affidarle Hanta il rosso.
Come c’è anche nella figura di  Enrico il bello, giornalista noto per certe inchieste scomode, che è finito a lavorare per una rete televisiva dal nome oscuro nel ruolo di showman conduttore di uno spettacolo in cui tutto è finzione. Con l’arrivo di Prendiluna prende coscienza della sua situazione e si confessa in diretta, mandando al diavolo tutti, dicendo la verità su questo mondo patinato che di reale non ha nulla. C’è una pesante critica verso il mondo dei reality show – un po’ come era avvenuto in Il caso Malaussène del suo collega e amico Pennac – ma mi è sembrato svolto in maniera migliore, più pungente e centrata.
Perché ho aperto la recensione con quello spezzone sui sogni?
Parallelamente al sogno di Prendiluna anche due dei suoi ex alunni, Dolcino e Michele finiti in manicomio, fanno lo stesso sogno e sono alla ricerca dell’insegnante per ritrovare il Diobono e picchiarlo.
Avete letto bene.

Michele, che si crede un arcangelo, è furioso con il Padre Eterno per via di tutta la sofferenza che c’è nel mondo e vuole punirlo per questo.
Mi fermo qui per non rovinarvi il piacere della lettura.
Il finale del libro potrebbe apparire confuso, ma in realtà credo che Stefano Benni voglia lasciare il suo lettore libero di capire se tutto ciò che ha letto è accaduto realmente, oppure è stato il sogno di qualche mente squilibrata. Alla fine del viaggio ne è valsa la pena e mi ha trasmesso un profondo senso di divertimento e serenità.
E vi lascio con questa citazione da Ladyhawke, che potrebbe tranquillamente essere usata anche per il libro Prendiluna:    
Forse sto sognando. Eppure sono sveglio. Vuol dire… che sono sveglio e sto sognando di dormire o… piuttosto può essere che… che dormo e sogno di essere sveglio e mi chiedo se sto sognando.

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