STORIE D’ACQUA: Como e i navigli perduti.

Storie d’acqua: la storia di quando il Naviglio doveva passare da Como

Parte dalla formazione della Pianura Padana e dalla fondazione di Milano, isolata a 120 metri sul livello del mare, sulla quale furono fatti convergere tre grandi corsi d’acqua (Vepra, Nirone e Seveso), fino ad arrivare al progetto di sfruttamento termale delle acque sotterranee della città, una storia esilarante perché dai pozzi scavati nel 1924 e corredati da due eleganti fontane scaturiva acqua apparentemente solforosa… ma dall’ “esperimento terapeutico” durato vent’anni con libero accesso dei malati risultò che veniva usata per malattie e affezioni solitamente curate con acque di tutt’altre caratteristiche!

E’ un libro bellissimo, a cominciare dal titolo, questo“Storie d’Acqua” di Gabriele Pagani, un milanese noto sul Lago di Como per aver diretto per vari anni il mensile “Il Confine”: un’esperienza editoriale stimolante che ancora molti rimpiangono perché sapeva entrare nelle storie e nella micro-storia dei nostri paesi. Un volumetto ricchissimo di dati e informazioni, ma che si legge come un piacevole romanzo, anzi un romanzo fatto di tanti racconti intrecciati, appunto come tanti ruscelli diversi che convergono in una rete o un bacino…

Con una minuziosa e ponderosa ricerca archivistica, iconografica, e financo “sul campo”, si riesce a ricostruire fin dalle origini la storia del “più grande utilizzo delle acque mai avvenuto al mondo”, come scriveva Gaspard Monge, incaricato di sovrintendere alla… requisizione delle opere d’arte al seguito dell’armata napoleonica. C’era infatti da restare sbalorditi davanti alla Pianura Padana, alla geometria dei suoi campi “impreziositi dai ricami di canali, intrecciati a fossi, navigli, fontanili”.

E Pagani dunque ripercorre in Storie d’acqua, passo passo, il tessuto fluviale e dei canali, col loro corollario di attività non solo agricole; i celebri fontanili, le marcite (il cui nome non deriva da “marcio” bensì dal mese di “marzo” quando si cominciava a produrre foraggio); il sistema dei Navigli, sui quali, scopriamo, erano perfino attivi dei pirati!

L’ultimo corposo capitolo è dedicato ai Navigli “perduti”: i Navigli (cioè canali navigabili) dell’Antico Stato di Milano progettati e mai realizzati o abbandonati. Tra questi anche un grandioso progetto per un naviglio comasco, mai realizzato appunto per le difficoltà tecniche che avrebbero richiesto mezzi ingentissimi. Uno dei problemi basilari all’origine dell’idea era il superamento delle rapide dell’Adda, per cui esistettero dei progetti (addirittura già di Leonardo da Vinci) nel XVI secolo e che venne brillantemente risolto poi col Naviglio di Paderno, un gioiello nel suo genere, purtroppo semiabbandonato e non più utilizzato per l’agricoltura. Già ai tempi del dominio di Francesco I° re di Francia furono esaminate varie possibilità di intervento: unire il Lago di Como ai laghetti del Pian d’Erba e raggiungere Milano attraverso il Lambro; oppure collegare Milano e il lago di Como tramite la Valle del Seveso; unire il Ceresio al Lario attraverso la valle di Porlezza e Menaggio e il laghetto di Piano, e allo stesso tempo unire il Ceresio alVerbano per via della Tresa… O ancora: raggiungere il lago di Lugano attraverso la valle dell’Olona; oppure utilizzare il corso della Lura giungendo a Milano per la via di Saronno, e altri progetti ancora.

dettaglio progetto del naviglio comense

Due secoli dopo il progetto del naviglio comasco viene ripreso, e il disegno complessivo, datato 1772 e conservato presso l’Archivio di Stato di Milano, dietro la semplicità e linearità del tratto, quasi uno schizzo infantile di prati e casette, nasconde uno studio ingegneristico impressionante. Il primo tratto dal lago risaliva verso Camerlata e raggiungeva la valle del Fiume Aperto, girando attorno alla base del colle del Baradello; da qui erano possibili due soluzioni: un doppio canale che da Bernate e da Grandate si riuniva per proseguire attraverso Cassina Rizzardi, Cadorago, Bregnano, Rovellasca, Rovello e Saronno; oppure un “cavo” a percorso più tortuoso che passava per il Bassone e il Navedano attraversando poi i territori di Vertemate, Asnago, Carimate, Lentate, Barlassina…

altro dettaglio del percorso del naviglio da Como a Milano

Tra le difficoltà evidenziate, oltre ai dislivelli, i detriti sempre trasportati dal torrente Cosia, o l’opera per far superare alla Lura il Seveso, o i problemi di navigazione sul Naviglio della Martesana una volta intersecato dalle correnti violente del Lambro e del Seveso. Insomma il naviglio comense non venne mai realizzato, ma varrebbe la pena di seguirne tratti del percorso, magari durante una gita autunnale.

Storie d’acqua è un volume riccamente illustrato, con interessanti confronti tra foto odierne, foto d’epoca, e stampe o dipinti antichi; stampato in proprio, gode del patrocinio di vari enti e associazioni (Amici Cascina Linterno, Archeion – Amici dell’Archivio di Stato di Milano, Ass. Cult. Il Clavicembalo Verde, Consorzio Est Ticino Villoresi, Fondazione Milano Policroma, Noi di Corsico) e vanta tre presentazioni a cura di Giorgio Cosmacini (docente universitario), Alessandro Folli (presidente del Consorzio Est Villoresi) e Giovanni Liva (archivista dell’Archivio di Stato di Milano).

Con prezzo di copertina euro 16,00 è disponibile presso la Libreria Hoepli e alcune librerie di Milano, la Libreria Plinio il Vecchio a Como, oppure direttamente presso l’autore, per info e-mail: info@edlin.it.

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