Terra Nova – Steven Spielberg – Recensione

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TERRA NOVA, LA SERIE CHE NON CI HA CREDUTO ABBASTANZA

Prendete l’ambientazione di Blade Runner, aggiungeteci un po’ di azione alla Die Hard, i viaggi di Ritorno al futuro, condite con un po’ di teorie scientifiche ed amalgamate il tutto con Jurassic Park. Ecco creata Terra Nova, serie tv fantascientifica del 2011 che vede tra i suoi produttori Steven Spielberg. Certo, quelli sono gli ingredienti principali, ma Terra Nova è ben altro, una ripresa, un esperimento iniziato e mai finito, una storia dal grande potenziale fermatasi dopo una sola stagione di 13 episodi lasciando la vicenda con troppi punti interrogativi. Si trattava di una produzione dalle aspettative colossali, un investimento per nulla proporzionato alla costruzione e alla scarsa pubblicità per una serie che si è rivelata un fiasco totale. In realtà non si è trattato di un vero e proprio insuccesso, molto pubblico ha seguito le vicende fin dalla prima puntata e altrettanto ne è rimasto profondamente amareggiato per la sua cancellazione, il problema è stato ben altro. Sarebbe stata perfetta come serie tra le tante, una piccola produzione che con il tempo si sarebbe fatta largo con la possibilità di avere il suo posto nell’Olimpo, ma non ne ha avuto il tempo, i soldi investiti sono stati eccessivi, davanti ad un successo non immediato si è pensato che chiudere bottega fosse la scelta più logica.

Anno 2149, la Terra del futuro è a rischio di collasso a causa del grande inquinamento e del sovrappopolamento, durante degli studi nucleari alcuni scienziati scoprono una frattura spazio temporale che trasporta a 85 milioni di anni nel passato. Inizia la migrazione della popolazione che avviene in piccoli pellegrinaggi, intanto poco alla volta si costruisce una nuova civiltà chiamata Terra Nova. Il viaggio non è permesso a tutti ma solo a pochi fortunati vincitori della lotteria o su richiesta a medici e a studiosi. Per il decimo pellegrinaggio è il turno della famiglia Shannon composta dal poliziotto Jim (Jason O’Mara), dal medico Elisabeth (Shelley Conn) e dai loro tre figli Josh, Maddy e Zoe. Terra Nova è un mondo quasi utopistico dove tutti collaborano per il bene di tutti, a capo della colonia c’è il comandante Taylor (Stephen Lang) disposto a tutto pur di salvare la sua gente; ad affiancarlo ci sono il tenente Washington ed una guarnigione di soldati. Sono molte le insidie nel nuovo mondo, a partire dai dinosauri, le risorse che scarseggiano, ma soprattutto la minaccia dei Sixers , un gruppo di fuoriusciti che tramano contro tutti gli altri-


Il punto di partenza della serie è molto interessante soprattutto perché pone la possibilità di creare un mondo nuovo in cui i personaggi possono agire con un numero quasi infinito di avventure. L’idea iniziale dei produttori era quella di proporre in formato televisivo una specie di collegamento con Jurassic Park, infatti fin dalle prime battute di Terra Nova è evidente come ci sia un contino richiamo alla saga di Spielberg soprattutto nei discorsi di Taylor. Si parla dei pericoli della foresta, dei dinosauri e delle mille specie, ma di questo purtroppo rimangono solo parole e di grandi bestioni si vede ben poco, diventano personaggi secondari talvolta quasi troppo dimenticati. L’inizio del racconto presenta le migliori intenzioni, una famiglia in fuga, un mondo nuovo, mille quesiti e tante possibili minacce, devo dire che la prima doppia puntata invoglia la visione di quelle successive, è il proseguimento del progetto che rischia di perdersi. Tutto ciò che ne consegue è qualcosa di interessante, accattivante ma purtroppo solo potenziale. Cerco di spiegarmi meglio: per ogni nuovo episodio è proposta una sfida che la famiglia Shannon deve affrontare insieme alla colonia, tutte cose differenti come una nuova malattia, l’attacco di un dinosauro…; si crea pathos, aspettativa e adrenalina, ma il tutto si risolve in modo del troppo semplice, spesso tagliando scene che danno l’impressione che lo sceneggiatore non avesse la minima idea di come spiegare l’accaduto. Sono molte le puntate slegate, nonostante siano molto belle di per sé risultano l’una indipendente dall’altra, solo una parte diventa indispensabile, una minuscola sotto trama che poi sarà destinata ad esplodere. Con l’ottavo episodio c’è un cambio repentino di rotta: a Terra Nova c’è una spia, i Sixers vorrebbero distruggere la colonia e Taylor, tutti sono in pericolo. Personalmente mi sono trovata a pronunciare un sospirato “finalmente, era ora”, dopo così tante puntate mi sono ritrovata a vedere ciò che veramente mi aspettavo dopo un preludio esaltante. Da quel momento le vicende spiccano il volo e tutto assume un suo senso, alta tensione, basta episodi fini a se stessi, ogni cosa prende la sua parte nel tutto. È come improvvisamente i creatori si fossero ridestati e avessero capito di aver sbagliato e della necessità di rimediare. Si vede che ce la mettono tutta, i due episodi finali sono indubbiamente i migliori della serie, la conclusione è solo apparente perché viene dato il la per un possibile proseguimento che avrebbe delle buone prospettive, ma  ormai è troppo tardi. C’è un abisso tra l’inconsistenza delle avventure improvvisate delle puntate iniziali con ciò che ne segue e nonostante si cerchi di recuperare il danno è fatto, se il pubblico è rimasto deluso dalla prima parte difficilmente si butterà sulla seconda.

L’impressione che personalmente mi sono fatta è quella di avere avuto a che fare con una serie dal potenziale enorme, basta vedere tutti i soldi investiti per rendersene conto, ma che non è andata fino in fondo. Senza ombra di dubbio le vicende solo abbozzate delle prime puntate hanno profondamente sfoltito il pubblico, ma tutto ciò che viene dopo non meritava di essere buttato via. Vista l’idea geniale e il materiale umano a disposizione (l’accoppiata Jason O’Mara-Stephen Lang è fenomenale) sarebbe stato un buon punto di partenza per una seconda stagione che avrebbe potuto dire la sua. È andata però diversamente, un esperimento interessante che io ho adorato, ma purtroppo rimasto incompiuto come se i produttori, gli sceneggiatori e tutti quanti avessero smesso di credere nel loro progetto e avessero lasciato il tutto come la colonia di Terra Nova: una difficile idea utopistica che non verrà mai completamente realizzata.

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