Un mercoledì da leoni – J.F. Milius – Recensione

Richiami nostalgici e una giovinezza che, tuttavia, “si fugge” sembrano dominare, insieme all’elemento acquatico, la scena in Un mercoledì da leoni, il lungometraggio drammatico diretto da John Frederick Milius e approdato nelle sale cinematografiche italiane il 3 ottobre del 1978. Il film trae le sue origini da un racconto autobiografico pubblicato, nel 1974, da un compagno di surf del regista statunitense, il giornalista Denny Aaberg. I due ne ricavano il soggetto e la sceneggiatura per quello che diverrà un classico intramontabile, ambientato sulle spiagge del Sud della California.

La narrazione copre un arco temporale che va dall’estate del 1962 a quella del 1974 e le quattro mareggiate che interessano la California rappresentano lo scenario entro cui si evolvono i personaggi introdotti dal surfista Fly, nonché voce narrante: Jack Barlowe (William Katt), Leroy “Spaccatutto” Smith (Gary Busay), riferibile nella realtà alla figura eccentrica di un certo Mitch e Matt Johnson (Jan Michael Vincent), per il quale gli sceneggiatori si rifanno al noto surfista Lance Carson. I protagonisti sono accomunati dalla passione per il surf e dalla stima per l’esperto in campo, Bear. Un coming of age caratterizzato dall’enfasi rievocativa di quella che si configura come una fase irripetibile, una sorta di autobiografia che consente all’autore di ripercorrere anni spensierati senza scadere nel retorico.

Primi amori, goliardate a suon di scazzottate e musiche travolgenti quanto malinconiche si susseguono: alla colonna sonora di Basil Poledouris si addizionano brani come The Locomotion di Little Eva, The Twist di Chubby Checker, What’d I said di Ray Charles. Il racconto rievoca lo spettro della guerra del Vietnam cui Jack, al contrario dei suoi amici, prende parte; lo stesso conflitto che vedrà coinvolto l’Hippies pacifista George Berger (Treat Williams) nel film musicale Hair di Miloṧ Forman (1979). La regista del thriller adrenalinico Point Break- Punto di rottura (1991), Kathryne Bigelow, si appropria di alcuni fotogrammi del film di Milius per la scena conclusiva del suo film, in cui proprio Busey veste i panni del veterano del Vietnam e agente dell’FBI Angelo Pappas, compagno di squadra di Johnny Utah (Keanu Reeves), infiltrato in un gruppo di surfisti sospetti rapinatori di banche.

Il mercoledì decisivo, durante la quarta grande mareggiata, i tre amici si ritrovano a cavalcare onde apparentemente insormontabili, come taluni ostacoli della vita. Matt una volta tornato in spiaggia, non senza difficoltà, dona la tavola conferitagli da Bear ad un ragazzo: avviene, così, la transizione all’età adulta. Che ci siano albe o tramonti mozzafiato, l’oceano continua ad ispirare sentimenti maturi. Di rinascita. Una riflessione esistenziale e un acclamato inno all’amicizia che si rivelarono un insuccesso di pubblico e di critica, sino a divenire, negli, anni un vero e proprio cult.

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