Mank – David Fincher – Recensione

Mank è un film assolutamente strepitoso, senza un solo dannato difetto.
Fincher si è superato e ci ha regalato la sua dichiarazione d’amore al cinema old style, alla vecchia Hollywood.

La storia ci racconta la genesi del capolavoro di Orson Welles “Quarto Potere”, la tessitura dell’ordito di un film rivoluzionario e della figura di Citizen Kane.

Il lavoro del regista è anche una critica spietata ai mass media, ai poteri occulti della carta stampata e del cinema.

Neppure Welles ne esce intonso, dipinto come un adolescente capriccioso e bisognoso di galvanizzare il suo ego.

Lo stesso Mank, sceneggiatore e vero autore dell’opera, è un uomo dominato dai suoi vizi, un alcolista che si autodistrugge ma la cui anima resta integra, anche se la sua etica sarà la sua totale rovina.

Gary Oldman non è bravo, è colossale e mi ha rubato nuovamente il cuore.
L’atmosfera degli anni 40 traspare da ogni inquadratura, nel sonoro, nella fotografia in bianco e nero, nelle ambientazioni lussuosamente decadenti.

La narrazione salta continuamente dal passato al presente su diversi archi temporali, proprio come il film di Welles, una struttura che è tutt’altro che nostalgica ma funzionale per meglio comprendere la personalità del personaggio di Mank e la sua evoluzione, la crescente voglia di rivincita, di giustizia di un uomo perbene.

I giochi della politica e del potere, l’uso della tecnica delle fake news ( i politici di oggi non hanno inventato nulla di nuovo ) rendono il passato così spudoratamente attuale, così aderente al presente da farci sentire in profondo imbarazzo.

A quante cose assurde siamo disposti a credere perché ce lo dicono i mass media?

King Kong esiste davvero ?

Mary Pickford era vergine a 40 anni ?

È chiaro come il sole che la massa crede spesso a ciò che vede in tv come un’anatra senza testa, l’importante è conservare le tradizioni perché nulla cambi, chi vive nell’oro resta nell’oro, chi vive nell’oro dice a chi lavora che sono tempi duri e bisogna tirare la cinghia e chi tira la cinghia si sente lusingato di tanto interesse, perché per una frazione di secondo sente sul viso i riflettori, il calore e le luci … quelle che scaldano davvero soltanto chi sta nella stanza dei bottoni.
Chapeau Fincher.

Trovate Mank su Netflix.

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