C’è ancora domani: il film che non ti aspetti

Recensione del film C’è ancora domani di Paola Cortellesi

Ero molto preoccupata per la visione di questo film.

Di solito, quando una cosa piace a tutti, a me fa un po’ storcere il naso.

Credevo che C’è ancora domani fosse un film commovente, ma non ho pianto.

Credevo che fosse violento, ma non era neppure questo.

Avevo delle aspettative che sono state tutte clamorosamente deluse.

E per fortuna.

Quello che ho visto è una pellicola di un’intelligenza feroce, un bagno di consapevolezza.

C'è ancora domani

Tu segui la storia e sei convinta di aver compreso tutto, sei attanagliata dal contesto disagiato, senti il bisogno di rivendicazione, la necessità di una fuga.

A me ha rispolverato tanti ricordi d’infanzia: mi sono sentita in perfetta sintonia con una figlia che prova disagio nell’arrendevolezza di una madre sottomessa.

L’ho sentito anche io da ragazzina quel velato disprezzo per una vendetta che non arrivava mai, per un agnello che si sacrificava ogni giorno.

Ci sono voluti secoli per comprendere mia madre e per perdonare mio padre.

La seconda fase forse non l’ho neppure raggiunta.

Perciò ero lì, fremente sulla poltroncina, a fare il tifo per Delia, a sperare che scegliesse quell’alternativa che sembrava una soluzione perfetta.

Ed è lì che stava l’ errore, il corto circuito nella mente di ogni donna, il meccanismo perverso che ti fa capire quanti retaggi di patriarcato hai ancora sulle spalle.

La salvezza, la crescita, non sta in un uomo, non sta nel piano B.

La rinascita viene da noi, dalla donna stessa, di ogni ceto sociale, di ogni mestiere, di ogni età, di ogni carattere e convinzione.

Se non sei libera dentro, capace di essere un individuo autonomo, indipendente da qualsiasi costrutto, ogni scelta sarà sempre una prigione.

Passerai da una cella all’altra, magari più dorata, ma sempre con le sbarre a nascondere l’orizzonte.

Lo sguardo finale tra madre e figlia è poesia, pura poesia.

Ho visto questo film da madre, da figlia, da donna, da una che è sempre stata convinta di essere emancipata.

Eppure ho pensato al piano B come una grande idea.

C’è ancora molta strada da fare, c’è molto da lavorare su noi stesse, per crescere uomini migliori e donne libere, ma davvero però, non solo a parole.

Da vedere, con la famiglia possibilmente.

Farebbe un gran bene a tutti. Paola Cortellesi non è una brava regista, non è una brava attrice, è una straordinaria e visionaria artista, che non è figlia del suo tempo, è avanti di parecchie lunghezze.

Ci ha doppiate nella corsa, ma ci ha mandato un messaggio chiaro per raggiungerla.

Cogliamolo al volo!

C’è ancora domani…

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