Pensieri sul pregiudizio – A margine di “Vivi e Lascia Vivere”

Dodici puntate di cui ogni volta non vedevo l’ora di avere il seguito, una serie tv definita la migliore dell’anno: “Vivi e lascia vivere” di Pappi Corsicato, andato in onda questa primavera, racconta innanzitutto una storia di rinascita attraverso la solidarietà femminile, ma anche altri argomenti più delicati.

In breve: Laura si mette in proprio dopo la morte del marito all’estero, marito da anni poco presente con la scusa del lavoro come cantante sulle navi da crociera; e avvia un’attività di street-food (il piatto da asporto è il sartù napoletano, con tanto di ricetta segreta) grazie alla quale trovano una nuova vita anche alcune amiche: la figlia di camorristi che ha tagliato i ponti con la famiglia, la vedova depressa e inconsolabile, la malmaritata che trova la forza di mollare il marito-padrone e andarsene con la bambina, la cognata Marilù con cui si erano interrotti i rapporti dopo una tragedia familiare…

Troverà l’aiuto di un suo ex, Toni, che dice di aver cambiato vita ma tanto pulito non è, e che alla fine rifiuterà la violenza e il guadagno facile e sceglierà la legalità anche per amor suo, ma dovrà lasciare Laura (con cui la fiamma si è riaccesa) per aderire a un programma di protezione testimoni.

Laura riesce a saldare i debiti di gioco di Renato e a mantenere se stessa e i tre figli, tutti “bravi ragazzi” e ciascuno problematico a suo modo.

Giada fa una colpa alla madre della situazione familiare, vuole (giustamente) studiare anche se non ci sono soldi, trova lavoro come cubista, si mette col proprietario del locale (altro giovanotto problematico), non sa più se il master all’estero faccia per lei ecc. Sarà lei a scoprire, cercando un certificato di morte che non esiste, che la madre ha preso alla lettera l’invito del padre Renato “Dimenticatevi di me”, gli ha incendiato il chiosco che gestiva alle Canarie con la nuova compagna che gli ha dato un bimbo, e in Italia ha raccontato che l’uomo è deceduto nell’incendio accidentale. Sarà lei a riportarlo a Napoli, dove l’uomo combinerà altri disastri…

Elena Sofia Ricci nella locandina di Vivi e Lascia Vivere

Nina è una studentessa modello… che per “provare qualcosa” e sentirsi viva capeggia una mini-banda di amichette rubando capi firmati dapprima nei negozi e poi in case private. Durante una di queste imprese si imbatte in un giovane artista con problemi psichici…

Giovanni sembra il più tranquillo dei tre, il suo problema principale pare la pallanuoto che pratica per far piacere al padre e perché, siccome gli riesce bene, è quel che tutti si aspettano da lui; in realtà odia questo sport e un giorno in piscina resterà folgorato dal nuoto sincronizzato. Con la sua bellissima partner farà anche la sua prima esperienza sessuale, ma… si innamorerà del fratello di lei. E combinerà un casino.

Dopo varie vicende drammatiche, è incoraggiante, consolante, vedere tutti i protagonisti raccolti un anno dopo nel nuovo ristorante di Laura, anche se nella realtà non sempre si riesce a finire “a tarallucci e vino”: ci sono Giada e Nina coi rispettivi ragazzi, Giovanni col suo ragazzo e la sua partner ormai solo agonistica che a quanto pare ha ingoiato il rospo, ci sono le amiche coi figli o i nuovi compagni, c’è l’ex marito con la nuova compagna canaria e il loro bimbo di un anno, c’è perfino Toni che guarda la tavolata felice dalle vetrate…

Giovanni, interpretato da Giampiero De Concilio

Ora pare si preannunci una seconda stagione, ma non ne sento il bisogno, è bello così.

Con qualche pensiero, come promesso.

Convinta come sono che non esistano sport da maschi e sport da femmine, professioni da maschi e professioni da femmine ecc., facevo il tifo per Giovanni che trova il coraggio di mollare la pallanuoto e dedicarsi a una cosa “artistica” come il nuoto sincronizzato, che “no, non è da femmine”, ci sono anche i ragazzi, pochi ma ci sono. Sono rimasta un po’ delusa quando Giovanni si scopre gay (non sa dire se gli piacciano i ragazzi o le ragazze, ma di sicuro gli piace “quel” ragazzo), non certo per la cosa in sé ma perché si può creare un abbinamento mentale sbagliato: gli piace uno sport ‘artistico’ “perché” è gay? Evidentemente gli autori della serie si sono accorti della mezza gaffe e sono corsi ai ripari mostrando il suo oggetto del desiderio, cioè il ragazzo di cui è innamorato, che pratica boxe. Come a dire: le scelte artistiche e sportive non c’entrano con l’orientamento sessuale. E menomale.

Ma su questo, nella nostra società, c’è ancora da lavorarci. Sul pregiudizio, intendo. Che NON sempre viene da dove ce lo aspetteremmo.

Giovanni e Luca

Io ad esempio sono cattolica praticante e a volte le persone si aspettano che IO abbia certe, diciamo così, idiosincrasie, certe rigidità mentali. Come sapete pratico danza classica e danza irlandese (da ragazzina mollai il nuoto a cui mi costringeva mia mamma, per fare danza classica che era il mio sogno). Una sera dopo il saggio di fine anno sono uscita a cena con i miei compagni di irlandese, tra cui una coppia etero che va sempre a manifestare ai vari gay pride solidarizzando, per la libertà di amore. Alla cena c’erano anche due loro amiche che sono sposate tra loro, io l’avevo capito subito e non ho fatto una piega… perché non c’è nessuna piega da fare, per me sono due persone che si amano e basta. I miei compagni dopo la cena si premurarono di rivelarmi la cosa e io risposi appunto di averlo già capito. Era il caso di precisare? Ma la cosa che mi ha lasciato molto perplessa è stata la loro reazione, intendo di questi miei compagni “di larghe vedute” che sostengono gli amici di altri orientamenti ecc. ecc., quando una volta ho nominato il mio compagno maschio di danza classica e il suo fidanzato, con cui pure siamo usciti a cena a inizio anno scolastico. “Aha ha ah, è gay? Ma davvero? Ma va là?”

Traduzione: se fa danza classica non può essere diversamente.

Sono rimasta malissimo. Allora, chi è che ha i pregiudizi?

Vivi e lascia vivere Info

 

Trovate qui sotto tutti gli episodi

 

Vivi e Lascia Vivere – Rai Play

 

 

 

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