Recensione: Bates Motel

Nostalgici di Alfred Hitchcock unitevi, parliamo di ‘Bates Motel’.
La serie americana si ispira liberamente al romanzo ‘Psycho’ di Robert Bloch, del 1959 e trae spunto dall’omonimo film del maestro Hitchcock.

Debutta nel 2013 su A&E Network e si protrae fino al 2017, giungendo a cinque stagioni da dieci puntate l’una. Ogni episodio ha la durata massima di quarantacinque minuti e tenendo a mente il numero di appuntamenti complessivi, si può definire lo show come “diversamente vintage”: infatti, il telefilm prequel si discosta molto dallo standard attuale, che vuole serie brevi e intense come ‘Game of Thrones’ (dieci puntate da un’ora) o lunghe e più diluite come ‘Supernatural’ (settimanale da quaranta minuti per ventitré appuntamenti).

Bates Motel nasce da un’idea di  Kerry Ehrin e Carlton Cuse, quest’ultimo sceneggiatore già di ‘Lost’ e del recente ‘The Strain’. Inoltre, i due hanno ricoperto il ruolo di produttore esecutivo, condiviso in corso d’opera con l’attrice protagonista Vera Farmiga.
Lo show può contare su un cast di notevole spessore, con un discreto numero di conferme e di giovanissimi talenti. Ovviamente, non si può parlare di Bates Motel senza rendere omaggio alla straordinaria Vera Farmiga, mattatrice incontrastata dell’intera serie nel ruolo di Norma Bates. L’attrice è nota al pubblico per la partecipazione a ‘The Departed’, ‘Il bambino dal pigiama a righe’ e ‘The Conjuring’, ma anche per la nomina all’Oscar, al Golden Globe e al BAFTA per ‘Tra le Nuvole’ del 2013. Alter ego dello psicopatico protagonista, il giovane e inquietante Freddie Highmore, perfetto nella parte di Norman Bates e già pronto a grandi ruoli grazie alle innumerevoli esperienze passate (‘Neverland’, ‘La fabbrica di cioccolato’, ‘Spiderwick’). Tra gli interpreti maggiori troviamo anche l’onnipresente Nestor Carbonell, nei panni dello sceriffo Alex Romero, intravisto in ‘Lost’, ‘Ringer’, nella sit-com ‘Susan’ e nella saga de ‘Il Cavaliere oscuro’.

Dopo l’improvvisa scomparsa del marito, Norma Bates decide di rilevare un vecchio motel a White Pine Bay, in Oregon e di trasferirsi nella nuova città con suo figlio adolescente, Norman. La donna è solare, combattiva, piena di vita e nonostante una vita sfortunata alle spalle, riesce a trovare ogni volta la forza di ricominciare daccapo. Trascina Norman in ogni avventura si presenti e tenendolo stretto a sé, a volte in maniera morbosa e a tratti irritante, spera di vivere il futuro felice e sereno che ha sempre desiderato.
Purtroppo, Norman è un ragazzo difficile e non solo a causa della prematura morte del padre. Timido e riservato, il giovane Bates non sembra avere difficoltà relazionali: instaura una solita amicizia con Emma Decody (Olivia Cooke), coetanea affetta da fibrosi cistica e intrattiene una relazione burrascosa con la bella Bradley Martin (Nicola Pletz). Quando quest’ultima perderà il padre, assassinato dai signori della droga, che detengono il controllo della città, le ossessioni e le paure di Norman inizieranno a diventare realtà.
Coinvolti in assassini, blackout mentali, affari loschi e sconvolgenti rivelazioni, i Bates attireranno le attenzioni dello sceriffo Alex Romero e con l’aiuto di Emma e Dylan (Max Thieriot), primo figlio di Norma, Norman verrà risucchiato nel vortice della follia. Arrivando alla notte in cui Marion Crane bussò alla porta del motel.Bates Motel ha un inizio scoppiettante e intrigante, perché bisogna ammettere che nessuno si sarebbe accostato alla serie senza lo sfacciato richiamo all’opera cinematografica di Alfred Hitchcock. Indubbiamente, il telefilm merita di essere visto già solo per la sconvolgente bravura di Vera Farmiga, ma anche l’intreccio della storia riesce a catturare l’interesse dei fans ipercritici di vecchia data e dei nuovi telespettatori, incuriositi dagli spot che passarono in maniera incessante sul network americano.
La trama risulta più convincente nella prima parte e più precisamente, durante le prime tre stagioni, in cui Bates Motel riesce a esprimere il meglio di sé. Il seguito e quindi, l’avvio all’intricato e atteso finale, risulta più diluito e forse un tantino incerto, ma comunque godibile. La libera ispirazione a Psycho può essere accettata senza problemi come effettivo prequel naturale e non c’è nulla che può minare l’accanimento degli ammiratori del maestro Hitchcock: l’evoluzione della malattia di Norman viene raccontata con estrema profondità e naturalezza, il suo rapporto con la madre Norma sviscerato e descritto con minuzia tale da far accapponare la pelle in più di qualche occasione.
Siamo però sinceri… tutti aspettavamo lei, Marion.L’arrivo di Marion Crane, interpretata dalla cantante Rihanna (a cui consigliamo vivamente di proseguire nella carriera musicale), non è propriamente come l’aspettavano i tanti amanti di Psycho e non per motivi razziali. È vero, Rihanna non ha saputo ben gestire il suo debutto d’attrice e la sua interpretazione è risultata assai scialba e poco degna di nota.
Il punto è come Marion Crane giunge al Bates Motel e cosa anticipa la comparsa e la scomparsa della ex segretaria oggi notaio. La quarta stagione vive un lungo limbo che si trascina stancamente puntata dopo puntata e che, senza togliere la voglia di proseguire, permette allo spettatore di approdare allo sconvolgente finale di serie. Nell’ultima stagione, come per la precedente, si assiste ad un diluitissimo intreccio di storia e alla presentazione di non pochi nuovi personaggi utili solo al compimento della strage finale.
Per i fans più sfegatati: preparate tanta camomilla, il finale sarà sconvolgente pur essendo datato 1959!Polemiche per il finale a parte, Bates Motel è uno show piacevole per tutti e in tutti sensi. Intricato, ma anche risolutivo al momento giusto; inquietante, ma anche ammaliante; giovanile, ma progressivamente sempre più maturo. Ed è proprio la gradualità della sceneggiatura a coinvolgere lo spettatore nel vortice di follia che porterà Norman a convivere con il cadavere della madre e a interpretare Norma per la maggior parte del tempo.
Insomma, Bates Motel qualche pecca ce l’ha e ciò era chiaro fin dal momento della sua presentazione alla stampa, ma lo show è riuscito a stupire lo spettatore, riuscendo laddove si credeva fallisse e inciampando raramente per poi rialzarsi con stile ed eleganza.
Chissà cosa ne avrebbe pensato il maestro…

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