Agatha Christie – Verso l’Ora Zero Libro vs Film Tv

Avevamo già parlato di Agatha Christie in un precedente articolo e probabilmente lo faremo di nuovo in futuro perché fu una scrittrice prolifica, non scrisse solo di gialli anche se naturalmente è famosa soprattutto per quelli, in primis grazie ai romanzi su Poirot e Miss Marple.

Tentò con un certo successo la strada dei romanzi di spionaggio sia ne “Il mondo è in pericolo”, sia nella serie di racconti e romanzi con la coppia di detective Tommy e Tuppence, di cui nel 2015 la BBC fece uscire una deliziosa miniserie, in sei puntate, intitolata Partners in Crime, scritta da Zinnie Harris e Claire Wilson e con protagonisti Jessica Raine e David Walliams.

 

Tra i suoi romanzi più originali e sottovalutati vi è “Verso l’ora zero” anche perché non parte dall’omicidio ma da molto prima, dalla serie di eventi, cause e concause che portano ad esso.

Si può inoltre definire un romanzo femminista ante-litteram per il messaggio che lancia.

Avviso che da qui in avanti ci saranno pesanti SPOILER di entrambi.

“Verso l’Ora Zero” parla di una riunione di famiglia a Gull’s Point, residenza di Lady Camilla Tressilian, vedova del giudice Matthew, in un settembre di circa 80 anni fa.

Vi sono presenti Neville Strange, bellissimo e fascinoso campione di tennis, golf nonché erede di Camilla.

Dopo aver divorziato dalla prima moglie, l’eterea e misteriosa Audrey Standish, ha sposato la passionale ed esuberante Kay Mortimer, mal vista dalla famiglia di Neville perché considerata un’arrampicatrice sociale, in combutta con l’amico di sempre, Edward “Ted” Latimer, ritenuto un gigolò.

A prendersi cura di Gull’s Point e di Camilla – ormai invalida – vi è Mary Aldin, lontana cugina, donna di classe, intelligente, dinamica, con una piccola ciocca grigia tra i capelli fin dall’infanzia. Mary è amata da tutto il personale, oltre che da Camilla stessa e da tutti gli ospiti che arrivano, in primis Neville.

Questi ha cercato di organizzare la riunione per far sì che le sue due mogli, Audrey e Kay, possano diventare amiche ma mentre la prima sembra non avere nessun problema e nessuna voglia di rivalsa, la seconda è gelosissima della ex e la considera un fantasma sempre presente nella loro vita anche perché Neville si sente in colpa per il modo in cui l’ha lasciata.

Alla villa arriva anche Thomas Royde, padrone di una piantagione in Malesia, che rientra in patria dopo 8 anni, da sempre innamorato di Audrey, che è cresciuta con la sua famiglia perché rimasta orfana.

Thomas, rimasto con un braccio paralizzato dopo un terremoto, è assai legato a Gull’s Point, che considera la sua casa, Camilla gli vuole bene come se fosse un figlio, come ne voleva al di lui fratello, Adrian, morto da poco in un incidente in macchina dopo che tornava da un’udienza molto tardi, essendo un avvocato di successo.

Nelle vicinanze di Gull’s Point vi è anche l’anziano avvocato Frederick Treves, considerato un genio della criminologia, soggiorna al vittoriano hotel Balmoral Court, inoltre vi è l’amico di Kay, Ted Latimer, che soggiorna nel nuovo Easterhead Hotel, mal visto dalla popolazione locale di pescatori per la sua pacchiana e monumentale bellezza che ha rovinato la costa.

Una sera Camilla verrà uccisa e in principio si penserà sia stato Neville ad ucciderla per l’eredità ma la verità sarà molto più complessa ed elaborata ed era stato intuita proprio da Treves che aveva raccontato una storia di due bambini, coinvolti in uno strano incidente nel giocare con arco e frecce.

Il suo racconto aveva fatto scattare l’allarme nell’assassino, che lo ucciderà tramite un cartello…

Al gruppetto finirà per unirsi August MacWhirter, uno scozzese testardo, gentile e onesto, che aveva perso tutto per amore della verità e un anno prima aveva tentato di suicidarsi proprio di fronte a Gull’s Point.

Sarà un’infermiera scozzese a fargli capire che lui potrebbe essere vitale per qualcuno.

A districare la matassa sarà il sovrintendente di Scotland Yard, Battle, zio dell’ispettore locale, Jim Leach, che comprende subito come sia l’ossessione per qualcuno il vero movente del delitto e sarà aiutato da una vicenda familiare, legata alla figlia adolescente Sylvia.

Battle, ammiratore di Poirot, è comparso in altri romanzi di Agatha Christie: Il segreto di Chimneys, I sette quadranti, Carte in tavola e È troppo facile.

Il romanzo e il film tv sono assai simili per molti versi ma purtroppo quest’ultimo cambia alcune cose che sono essenziali, anche se almeno l’assassino e il suo movente restano gli stessi.

Il film tv del 2007, tratto dalla serie Miss Marple della ITV, ha un cast perfetto, a cominciare da Camilla Tressilian, interpretata da Eileen Atkins, attrice che non ha certo bisogno di presentazioni.

Il resto degli attori:

Julian Sands (Thomas Royde), Zoë Tapper (Kay Strange), Paul Nicholls (Ted Latimer), Greg Wise (Nevile Strange), Saffron Burrows (Audrey Strange), Julie Graham (Mary Aldin) e Tom Baker (Frederick Treves), noto soprattutto per essere stato il Quarto Dottore.

Come si può vedere mancano i personaggi di Battle, Leach e soprattutto di MacWhirter, tutti e tre centrali nella vicenda.

Miss Marple, al contrario, nel romanzo originale non c’era.

Non si può certo dire che sia stato un errore metterla in una storia dove non era presente.

Succede per altre trasposizioni dei romanzi di Agatha Christie.

Tuttavia se a volte la cosa funziona bene, come per Un cavallo per una strega e ne La mia fine è il mio principio, in questo caso si è forzata parecchio la mano, finendo per trasformare Miss Marple in una Mary Sue.

Infatti la parte di MacWhirter finisce per essere trasposta totalmente a lei, o quasi, non solo ma questo vale anche per Mary Aldin e Thomas Royde, i quali, proprio per dare spazio a Miss Marple, sono stati ridotti quasi a comparse.

Un errore pesante, atto, probabilmente, a rendere Miss Marple un’eroina moderna, cosa che non serviva per nulla.

Paradossalmente facendo questo, si butta via, con la parte di MacWhirter, anche la bella e moderna storia d’amore con Audrey, la quale viene salvata da lui.

E alla fine sarà Audrey a fare il primo passo con Angus mentre nel film tv lei finisce con Thomas, quasi come pegno di vittoria.

Insomma Audrey da soggetto attivo diventa un oggetto passivo, facendoci perdere tutta la drammaticità del suo tentativo di suicidio – per paura di finire impiccata per un omicidio mai commesso -, il suo salvataggio ad opera di Angus e il loro splendido dialogo chiarificatore finale.

Il film tv rende il salvataggio di Audrey assai meschino e crudele visto che è a salvarla è proprio colui che vuole che venga impiccata.

Non solo, sempre nella serie tv, Miss Marple racconta davanti a tutti che è una ragazza, con un cane, ad aver visto il vero assassino.

Per quanto adori Tom Baker, la sua parte, quella dell’avvocato Treves, è stata resa meno interessante, rendendolo quasi un vecchio don giovanni mettendo da parte ogni riferimento al suo essere un criminologo.

Camilla, da donna intelligente e volitiva, diventa insopportabile, misandrica, con una spiccata assurda antipatia per Thomas, che ritiene inutile…

Viene anche rovinato il suo tocco di regalità, dato che nel romanzo Camilla invita una persona alla volta in camera sua, invitandole con una sorta di “decreto reale” mentre nel telefilm chiunque entra e esce dalla sua camera, come se fosse un parcheggio pubblico.

Tra le poche cose che funzionano, del film tv, vi è Saffron Burrows come Audrey Strange: pur essendo castana e non bionda, l’attrice rende alla perfezione il fascino misterioso ed etereo di Audrey.

Da adoratrice del personaggio di Miss Marple mi chiedo la necessità di renderla così insopportabile, rendendo gli altri personaggi comparse.

Il romanzo “Verso l’ora zero” è uno dei più belli che Agatha Christie abbia scritto ed è un peccato che la serie tv, pur avendone la possibilità, non lo abbia saputo trasporre nella maniera corretta.

Esiste una versione francese, sempre del 2007, chiamata

L’heure zéro disponibile su Prime Video.

Mentre la serie tv Miss Marple si può rivedere sul sito di La 7

Miss Marple – La 7

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Silvia Azzaroli

Sono una Scrittrice perché quando scrivo mi sento viva e posso visitare nuovi mondi e nuove terre;

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