Dürer – Il Rinascimento tra Italia e Germania

Il rinascimento, per me, è uno dei periodi storici più affascinanti e intriganti.

La riscoperta del bello dell’umanità, il cosiddetto umanesimo.

Non conoscevo bene e per me è stata una lieta scoperta, un percorso splendido quello della mostra, che ci ha permesso, lo scorso sabato, di scoprire quanti legami ci sono tra il nostro rinascimento e quello tedesco, dove svariati maestri si sono scambiati idee alla ricerca del bello, anche attraverso lo studio dell’anatomia.

Dürer e Leonardo, i loro allievi e coetanei,  infatti, hanno in comune lo studio approfondito dell’anatomia umana, con pennellate che rendevano i loro personaggi più veri del vero.

Fu un periodo di grande apertura quello del maestro di Norimberga e nella mostra abbiamo potuto vedere opere anche di Lucas Cranach, Albrecht Altdorfer, Hans Baldung detto Grien da un lato, e dall’altro di grandi pittori, disegnatori e artisti grafici italiani della Val Padana fra Milano e Venezia, come Giorgione, Andrea Mantegna, Leonardo da Vinci, Tiziano e Lorenzo Lotto.

San Girolamo nel deserto di Dürer

Come spesso capita nell’arte vi sono varie interpretazioni della stessa scena o dello stesso personaggio, cosa che poi accade anche al cinema e a teatro, così abbiamo potuto vedere alcuni quadri raffiguranti la natività di Gesù o di San Girolamo nel deserto, dove Leonardo rende scarno e sofferente il volto del santo, l’artista tedesco lo raffigurava con aria più serena, anche se le influenze leonardesche si vedono parecchio, a cominciare, come dicevamo sopra, dallo studio del corpo umano, plastico e realistico, al paesaggio nel deserto fino alla presenza del leone, inseparabile compagno del santo, dopo che questi lo aveva salvato.

Il pittore tedesco fu anche famoso xilografo, arte che rese incommensurabile. Come non ricordare, ad esempio, le quindici xilografie per l’Apocalisse di Giovanni, La Passione di Cristo e l’immensa xilografia dell’Arco Trionfale di Massimiliano I? Tutti presenti alla mostra di Palazzo reale. Ciò che colpisce è l’estrema modernità di queste opere, tanto da farle sembrare di questo ultimo periodo storico, anche grazie alla tecnica della xilografia, più facile e più economica da usare della normale pittura.

Il tratto dell’Apocalisse e della Passione è molto crudo, dolente e gotico tanto da far pensare a diversi disegnatori di opere fumettistiche moderne (ad esempio a me è venuto in mente Dylan Dog), segno della grande attualità dell’artista tedesco.

L’arco di trionfo di Massimiliano

Mentre il gigantesco arco di trionfo sembra un misto tra Notre Dame, il duomo di Milano e l’arco di trionfo di Napoleone.

[amazon_textlink asin=’8866483931′ text=’Albrecht Dürer’ template=’ProductLink’ store=’ovethe-21′ marketplace=’IT’ link_id=’dfad6bfe-73fb-11e8-b12c-0d30321e9bda’] come Leonardo,  fu un artista a tutto campo (fu anche matematico e trattatista),  fu un precursore anche tra i ritrattisti, soprattutto nel suo secondo periodo in Italia, paese che lo affascinava molto e da cui apprese molto, come abbiamo già avuto modo di dire.

Ammaliante il suo ritratto di dama veneziana, con i riccioli che cadono in avanti, tanto che pare quasi di toccarli.

La “moda” attuale di farsi ritrarre, tramite i cosiddetti selfie, come si vede ha radici antiche e percorso tutte le classi sociali, dai ricchi ai poveri, già dal Quattrocento e Cinquecento.

Old Lady di Grien

A proposito di influenze italiane tra gli allievi di Dürer presenti alla mostra di Palazzo Reale, vi è Hans Baldung detto Grien, che, si ispirò anche a Giorgione e al suo ritratto di donna anziana, riprendendo l’idea e dandogli una nuova lettura. I due quadri, che si possono vedere durante il percorso, l’uno accanto all’altro, ammaliano lo spettatore. L’uno, quello di Giorgione, per la bellezza quasi ultraterrena e le domande che pone, anche attraverso il misterioso biglietto che tiene in mano, l’altro, quello di Grien, per l’estremo realismo della donna ivi ritratta, dallo sguardo dolce, tenero e malinconico, con un piccolo seno cadente, che si intravede dalla scollatura della povera camicia. Simboli entrambi del bello, l’uno ultra terreno, l’altro quello realistico, non possono non affascinare lo spettatore e non far pensare come anche il cinema partì nel ritrarre la bellezza, magari artificiale per poi arrivare all’estremo realismo e poi volare di nuovo alto, mescolando realtà e finzione.

Melencolia I

E a proposito di questo tra le opere presenti vi è lo splendido Melencolia I di Dürer, quadro dai molteplici significati esoterici, di cui diversi ancora sconosciuti e che intrigano da secoli filosofi e artisti. Del resto l’arte è anche questo. Domande su domande e riflessioni sul nostro essere.

La mostra su Dürer a Palazzo Reale terminerà questa domenica.

Tutte le immagini presenti nell’articolo appartegono ai loro legittimi proprietari.

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Silvia Azzaroli

Sono una Scrittrice perché quando scrivo mi sento viva e posso visitare nuovi mondi e nuove terre;

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