Goran Bregovic chiude il 20 Pomigliano Jazz Festival

Nella splendida cornice dell’anfiteatro romano di Avella si è concluso il Pomigliano Jazz Festival, manifestazione itinerante nella provincia di Napoli ed Avellino, giunto al suo 20 anno.
Dopo i ringraziamenti di rito da parte del sindaco della cittadina, Domenico Biancardi, che ha sottolineato come questo evento, al quarto anno di collaborazione, ha portato ad Avella circa 20 mila presenze è stata la volta della musica.

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L’ouverture è affidata a Simona De Rosa che presenta alcuni brani tratti da Waves, suo ultimo lavoro uscito a giugno. Insieme a lei sul palco Daniele Scannapieco (sax), Michele Di Martino (pianoforte), Tommaso Scannapieco (contrabbasso) e Luigi Del Prete (batteria). Il quintetto esegue I only have eyes for you, Good morning heartacke, Historia de un amor, God bless the child. Un repertorio che mescola jazz, latin jazz e sfumature funky, molto godibile. Il pubblico apprezza ma è in trepidante attesa per la star della serata.

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foto di Romana Russello©

Sono le 22 quando l’attesa finisce e sul palco sale la Wedding and funeral orchestra (dalla Serbia), le due coriste, le sorelle Radkova (dalla Bulgaria) in abiti tipici e infine lui, il grande artista bosniaco Goran Bregovic, di bianco vestito, acclamato da un pubblico infreddolito (ed un po’ imbalsamato, soprattutto in platea), che si scalda immediatamente dopo la sua frase introduttiva “Chi non diventa pazzo non è normale!” e attacca con Champagne for gipsies. Poi saluta il pubblico, presenta i suoi compagni di viaggio e introduce lo spettacolo a cui assisteremo; brani tratti dai suoi ultimi cd, successi del cinema e qualche anticipazione del suo lavoro in uscita.
Prima di iniziare nuovamente spende due parole per un’amica partita da poco, Cesaria Evora dedicandole Ausencia, tango scritto per lei. Prima di eseguire Presidente (scritta con i Gipsy kings) introduce il “problema” del popolo dei gitani: “lo cacciano da tutti i paesi ma non dobbiamo dimenticare il contributo che hanno sempre dato alla cultura”

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foto di Romana Russello©

Nel mix di ritmi folk slavi, vocalità bulgare, suggestioni turche, jazz, tango, pop ed elettronica eseguono uno dopo l’altro i suoi grandi successi, Ederlezi, Gas gas, Balkaneros, Marushka, Mesecina, In the death car. La loro musica fa ballare. Si comincia dalle gradinate ma poi si scatena anche la platea soprattutto quando Goran invita tutti a battere le mani o a cantare con lui introducendo i pezzi finali, una canzone della prima guerra mondiale, Jeremija, una della seconda, Bella ciao (e qui l’anfiteatro esplode!) e per finire Kalashnikov.

E prima di lasciare il palco saluta così: “Siete un pubblico splendido è un piacere suonare per voi… e ricordate…  Chi non diventa pazzo non è normale! Buonanotte.”

Grazie maestro!

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