Offline, la webserie: intervista agli autori

Prima di lasciarvi all’intervista vera e propria vogliamo fare una lunga premessa. Innanzitutto spiegare in cosa consiste una webserie, cosa sia il crowfunding, e come siamo venuti a conoscenza di Offline.
Il termine webserie, o anche web serie o serie web (dall’inglese web series), indica una serie di episodi di fiction realizzati per essere fruiti attraverso il web, oppure sui display dei dispositivi mobili. Il canale di diffusione più usato è ovviamente quello di Youtube ma ci sono anche diverse alternative altrettanto valide. Il crowfunding invece è il finanziamento collettivo, un processo collaborativo di un gruppo di persone che utilizza il proprio denaro in comune per sostenere gli sforzi di persone e organizzazioni. Non è la prima volta che si sente parlare di serie andate in onda attraverso il web, o messe a disposizione tramite download legale, finanziate attraverso finanziamenti collettivi ottenuti tramite sistemi di pagamento come paypal o simili. E’ un nuovo modo di concepire la serialità e da la possibilità di creare nuovi progetti sicuramente interessanti che non potrebbero venire alla luce altrimenti. Una nostra amica comune ci ha parlato di Offline e le tematiche di cui trattano, che verranno spiegate anche all’interno dell’intervista, ci hanno incuriosito al tal punto che ci hanno spinto a contattare i diretti interessati e a farci raccontare direttamente da loro come sta andando.

1 – Come sta andando il progetto e il crowfunding sta ottenendo i risultati sperati?

Sul progetto ci stiamo muovendo per trovare attori – perlopiù per ruoli maschili – disposti a partecipare e organizzando, nel frattempo, le varie cose da fare. Per quanto riguarda il crowdfunding, sì ci aspettavamo maggiore successo, ma siamo grati a tutti coloro che ci hanno dato sostegno.

2 – Avete scritto che parlerete bene della tecnologia, è una cosa che ci interessa molto dato che capita spesso che la tecnologia venga dipinta come un pericolo e un male mentre noi siamo favorevoli ad un uso intelligente della tecnologia e anche nella nostra saga sci-fy ne stiamo parlato positivamente. Raccontateci qualcosa di più, senza “spoilerare” troppo, su come intendete farlo.

Portiamo in scena sia la parte positiva che quella negativa. Senza forzature e giudizi, cerchiamo di rappresentare l’uso che si fa della tecnologia. Starà poi allo spettatore comprendere quale sia il lato negativo e quello positivo.

3 – Dato che sicuramente in tanti vi avranno chiesto di cosa parlate in Offline noi ve lo chiediamo in maniera un po’ diversa: raccontateci la trama come se foste uno dei personaggi principali. Va bene anche più personaggi. Anzi più sono meglio è.

Non sempre è facile adattare la propria maschera alle maschere che il mondo vuole affibbiarci, alle maschere che il mondo vuole che noi indossiamo. Qualcosa può andare storto nel processo, il rischio è di sentirsi soli, che è ben diverso da essere solitari. La solitudine non è una scelta e quando lo è viene da chiedersi perché.

Quando si è soli è facile trovare conforto in un miliardo di sconosciuti; facile perdere se stessi nel grande mondo virtuale che offre infinite possibilità di svolta e di cambiamento, ma che se non si sa gestire, diventa l’Inferno.

4 – Mi pare di capire che siete tutti appassionati di serie tv: c’è qualche telefilm in particolare che avete usato come fonte di ispirazione? Magari anche inconsciamente.

Pur essendo tutti appassionati di serie TV, ed essendo proprio questo il motivo che ci ha unito, abbiamo creato Offline senza ispirarci a nessuno di questi in particolare. Probabilmente molti dei telefilm che ci hanno lasciato di più in termini di emozioni e ricordi, in qualche modo “segnandoci”, hanno anche contaminato le vicende narrate. In definitiva ci sono numerosi riferimenti al mondo del cinema e dei telefilm, ma il livello è più generale, come se fosse un tributo un po’ a tutto quello che ci ha unito in modo così sorprendente e inaspettato.

offline

5- Da dove nasce la vostra passione per lo scrivere? Da qualche libro in particolare? E se sì lo avete usato come ispirazione?

Fabiano:

Avevo 13 anni, e, in quel periodo, i miei compagni di classe adoravano leggere libri per ragazzi come quelli di Federico Moccia. Tuttavia, man mano che passavano gli anni, io pensavo che quei libri non rappresentassero l’adolescenza come si doveva. Così, ho creato varie storie e personaggi con protagonisti dei miei coetanei. Non a caso, io ho più o meno l’età dei personaggi di Offline, perché ci tengo a rappresentare la mia generazione con realismo.

Annamaria :

Lo scrivere per me è sempre stato un modo per fuggire dalla realtà creando un mondo tutto mio ricco di avventure nate dalla mia bizzarra fantasia, senza limitarmi a leggere storie inventate da altri. Guerra e Pace è il libro che mi ha segnato ma non è legato ad Offline come ispirazione.

Joey :

La mia passione per lo scrivere nasce a 11 anni con “Little Women” Tuttavia non l’ho usato come ispirazione.

Alice :

La mia passione per la scrittura nasce dalla lettura. Non credo sia possibile mettersi a scrivere se prima non si è mai letto niente. Lo faccio principalmente per evadere dalla realtà quotidiana, per dare sfogo alla mia fantasia. Nelle mie storie cerco sempre di mantenere una vena realistica e di portare qualcosa del mio mondo all’interno della trama o di qualche personaggio. Di libri che mi hanno segnato ce ne sono molti, ma quello che forse mi ha più colpito per la dolcezza, la delicatezza e anche per la sua durezza nel trattare determinati temi è La casa degli spiriti di Isabel Allende. Non è stato di ispirazione per Offline, però, perché parla di tutt’altra cosa, ma ho cercato di aiutare gli sceneggiatori e di dare qualche dritta secondo il mio gusto personale, chiedendomi cosa volessi vedere sullo schermo del pc una volta che la webserie fosse diventata reale.

Giulia C. :

La scrittura è sempre stata parte integrante della mia vita;ho cominciato alle elementari con le storielle a finale aperto che noi dovevamo cambiare e proseguito al liceo con la poesia. Ho tre grandi mentori : Emily Dickinson, Oscar Wilde e Virginia Woolf , ma comunque tutti i libri che ho letto,anche i più leggeri, mi hanno lasciato qualcosa da cui trarre ispirazione; eppure ho seguito la mia testa per Offline, affidandomi alle ispirazioni mie e dei miei colleghi.

6- Perché l’avete chiamata Offline?

All’inizio l’idea del titolo sembrava molto lontana. Non riuscivamo a trovare nulla che potesse racchiudere il senso di quello che volevamo raccontare. Poi un giorno, durante una delle nostre “sessioni creative”, ci siamo immedesimati nei personaggi più importanti. Abbiamo cercato di capire le emozioni provate, la prospettiva dei loro mondi di sensazioni. Ed ecco che uno di noi ha pensato che la parola “Offline” fosse perfetta per descrivere il tutto. Offline non è solo qualcuno che non è più in rete (uno degli elementi più importanti della webserie), ma è anche qualcuno che ha staccato la spina dal suo mondo, che decide di allontanarsi, di spegnere le paure, di non rispondere più a nessuno.

7- Avete già contattato quelli della Roma Web Fest per presentare il vostro progetto?

Per ora siamo concentrati sul progetto vero e proprio, collaborando con diversi registi e attori. Vogliamo essere sicuri di raggiungere un ottimo risultato, qualcosa che gli altri possano apprezzare e amare così come facciamo noi. L’obiettivo è quello di “mostrare le cose così come vorremmo vederle noi”, come se Offline fosse uno dei nostri telefilm preferiti.

8- Un grande pregio e un grande difetto dei vostri personaggi.

Un gran difetto è certamente la paura di non poter essere se stesso. Non è tanto un difetto, bensì il timore nato da una scarsa stima che si ha di se stessi.

E quando entra in gioco tale fattore, è davvero difficile trovare un ruolo nella società che appaghi e identifichi appieno qualcuno.

Il pregio, invece, è l’ingenuità. E’ meraviglioso approcciarsi al mondo, a chi ci è attorno senza alcun briciolo di cattiveria o malizia. Sicuri che non vi è alcun inganno.

Peccato, però, che il mondo sia un luogo fasciato da ombre e poche luci.

9- C’è stato uno di voi in particolare che ha avuto l’idea per primo oppure è sempre stata un’idea comune?

L’idea è un prodotto “ibrido”, nato da diverse proposte che gli sceneggiatori hanno analizzato, criticato, e sezionato in ogni piccolo dettaglio. E’ stato sempre qualcosa di comune, di condiviso. Crediamo che questo sia stato un metodo particolarmente efficace, in quanto ci ha permesso di integrare diverse prospettive e di migliorarci sempre di più.

10 – Mentre creavate i personaggi vi si visualizzavano dei volti in testa? Magari di persone che conoscete oppure di voi stessi oppure, perché no, di qualche attore famoso?

Abbiamo cercato di evitare dei canoni “restrittivi” che potessero in qualche modo influenzarci e limitarci nella scelta degli attori. Tuttavia, durante il periodo in cui la sceneggiatura è stata scritta, alcuni attori avevano già aderito al progetto e due di loro facevano anche parte del gruppo degli sceneggiatori. Non vi nascondiamo che è stato molto difficile cercare di non associare i loro volti a particolari personaggi. Sembra essere un meccanismo quasi “istintivo, sono persino nate delle “fazioni” e delle real ship! In definitiva sì, i nostri attori ci hanno ispirato ed è stato piuttosto inevitabile.

Intervista redatta da Simona Ingrassia e Silvia Azzaroli

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