Sir J – Intervista all’Autore di Lumina Tenebrarum

Sir J – Intervista all’autore di Lumina Tenebrarum

Intervistiamo oggi Sir J – Autore di Lumina Tenebrarum, un romanzo horror.

Iniziamo con le domande di Tatiana: Dopo vari racconti un libro, parlaci di “Lumina Tenebrarum”, come mai hai scelto il genere horror?

Buongiorno a tutti e grazie per l’intervista. Lumina Tenebrarum è il mio primo romanzo, o racconto lungo, horror scritto ben due anni fa, nel giro di poche settimane. Io nasco, come scrittore horror, grazie a un’amica che mi offrì la possibilità di proporre racconti a una casa editrice che poi mi scartò, ma qualcosa scattò. Prima di allora non avevo mai scritto nulla e questa fu la scintilla che appiccò il fuoco della scrittura. Da lì conobbi varie case editrici, alcune a pagamento altre no. Ci fu una casa editrice romana che si mostrò subito interessata alla pubblicazione. Ne fui entusiasta e lì iniziò la mia carriera di autore horror. E’ anche vero che mi avevano già pubblicato molti racconti in antologie di questo genere, ma mai un libro intero tutto mio. Immaginate l’emozione.

Come hai sviluppato e ti sei approcciato alla storia?

La storia è tratta dalla realtà: autobiografia a nastro, come si suol dire in gergo. Alla fine l’ispirazione nasce sempre dalla tua vita, dalla tua coscienza. 7 anni fa ci fu uno sciame sismico che colpì anche il palazzo di Milano in cui vivevo. Mia moglie era in casa, con una bimba appena nata, da sola. Le porte si muovevano, la gente era scesa in strada la notte.
Mi riproposi di narrare quanto è successo in forma musicale – io nasco come musicista – ma non ci riuscì. Poi feci un altro tentativo, parlandone con amici autori, ma non erano interessati. Alla fine non mi rimase altro che agire in autonomia, e così ho fatto.
Il resto è frutto di fantasia ma… quanto mi sono divertito a scriverlo! Vi propongo di guardare i video trailer del libro sul mio profilo e sulla pagina facebook, sono sicuro che vi piaceranno. Ovviamente la musica è opera mia.

Ti sei ispirato a qualcuno in particolare per creare i personaggi perché leggendo la trama ho avuto la sensazione che il protagonista fosse legato a qualcuno di reale.

Ottima deduzione. I personaggi sono reali. Sono presi da amici, persone che conosco, arricchiti con caratteristiche positive e negative per dar loro una parvenza cinematografica. Questo è sempre stato il mio intento principale: scrivere un libro con ritmi e personaggi vivi, che dessero al lettore la sensazione di vederli uscire dalla carta come in un film. Spero di esserci riuscito.

L’horror ricorre parecchio nei tuoi scritti, cosa ti attira di più del genere?

La sensibilità applicata alla paura. Siamo tutti attratti da questo genere ma alcuni, infine, lo rifiutano per il terrore delle emozioni forti. Altri, invece lo ammirano e ne diventano appassionati, altri ancora lo snobbano ma poi, sotto sotto, se scavi, scopri che invece lo conoscono bene. E’ un genere vincente, secondo me. 

Ti sei dedicato a generi diversi nella stesura dei tuoi racconti qual è stato quello che ti ha colpito di più e cosa ti ispira?

Sono tutti miei bambini. Non ce n’è uno che preferisco di più. Per tutti ho messo cuore ed emozione. Non posso aggiungere altro, se non che sarebbe molto gradito venir letto da qualcuno, o da molti, per ricevere consigli o per criticarmi. Per farmi capire dove posso migliorare. De Crescenzo e Camilleri hanno insegnato questi piccoli accorgimenti e io ne voglio far tesoro. Sono stati dei grandi maestri di vita e di letteratura e sono degni di onore e rispetto per molteplici generazioni future. Ad ogni modo, se qualcuno mi costringesse a sceglierne uno puntandomi una pistola alla tempia, devo ammettere che il primo nato non si scorda mai. Sto parlando del romanzo di narrativa “Nonno Egeo”. E’ la storia di mio nonno, è il richiamo del proprio sangue che scorre su carta. 
Qual è stata l’ispirazione principale per questo libro?
La pochezza di sentimenti e di valori che sono fin troppo evidenti in questi giorni.
Sono voluto andare contro corrente, ho voluto far rivivere esperienze considerate passate.
Noi siamo figli di quelle storie di vita, siamo figli della guerra e del dolore vissuti sulla pelle della generazione che ci ha preceduto. Gloria ai nostri nonni e alle nostre nonne!

Quali sono i tuoi autori di riferimento?

Stephen King, Italo Svevo, Franz Kafka, Luigi Pirandello, Alessandro Manzoni, Alberto Moravia, Truman Capote e molti altri. Ogni autore, poeta o scrittore, però, può insegnarti qualcosa di importante.

Non solo narrativa, hai anche intrapreso un percorso musicale come hai iniziato e perchè poi hai scelto di dedicarti ad altro?

In realtà nasco come musicista. Cominciai a muovere i primi passi, come percussionista, all’età di 7/8 anni, seguendo le canzoni di mio fratello. Fondammo un gruppo chiamato “Fatti così”, attualmente in vita, e lui è l’elemento principale. Io, invece, non appena mi sposai ed ebbi la prima figlia, ho dovuto abbandonare il gruppo, proseguendo prima da solo, poi con il mio attuale socio Luca Galimberti, con cui abbiamo fondato il duo “Megapixel”. E’ con lui che componiamo i brani inediti per i libri che scrivo. Galimberti alla chitarra, voce e come fonico, io invece alle percussioni, voci e altre piccole cose divertenti.

Domande di Simona:

Hai scritto racconti, hai fatto un libro. Quale forma preferisci di più: il racconto breve o il romanzo lungo e perché?

Ad essere onesto li amo entrambi. Il romanzo ha dei tempi più lunghi, quindi puoi soffermarti sulle descrizioni e sugli stati d’animo. Il racconto breve, invece, è più conciso e devi racchiudere tutto in poche battute. Però devi anche tenere presente che, se la narrazione risulta troppo fredda o distaccata, il messaggio non arriverà mai e non piacerà alla gente.

Secondo te qual è la cosa più difficile nello scrivere racconti per bambini e, altrettanto, nel genere horror?

Bella domanda!
Sono convinto del fatto che la difficoltà nella narrativa per l’infanzia, stia nel rimanere comprensibili per la fascia d’età a cui ti riferisci. Per esempio: se parli a dei bambini della prima o della seconda elementare, devi rimanere sul pezzo, cercando di attirarli con il mistero, con qualcosa di mostruoso o stregato o, ancora, principesco. Se invece il pubblico è quello della quarta o quinta elementare allora le cose cambiano, i temi devono farsi più adolescenziali, magari facendo riferimenti a gruppi musicali o a qualcosa, o qualcuno, che va per la maggiore. Non è una cosa semplice, devi documentarti sempre.
E’ questa la grossa ma divertente difficoltà:
Trovare il modo per catturare l’attenzione.
Nel genere horror invece la cosa più difficile è come trasmettere la paura.
Ti chiedi: cos’è che mi terrorizza?
Cosa terrorizza le persone in genere? Cosa le fa tremare la notte? Se sei in grado di metterlo per iscritto, allora hai centrato il tuo obiettivo. E anche lo stile è importante. Scrivere narrativa di altri generi è diverso da quello horror. Comprendere questa differenza, richiede del tempo ma è alla portata di tutti. 

C’è un genere letterario che proprio non senti congeniale e perché?

Sì: il genere erotico o romance. Non mi è molto congeniale. E non perché io sia un tipo freddo, anzi sono molto affettuoso con mia moglie e i miei figli. Però credo che sia un genere particolare, in cui bisogna scavare dentro l’amore e i sentimenti degli altri e, se non sei preciso con certi dettagli, rischi di essere noioso o ripetitivo. Forse non ne sono capace. Ho dei limiti. Comunque rispetto chi scrive questo tipo di genere letterario.

I tuoi prossimi progetti, se ce li puoi raccontare, quali sono?

Ma certo: a settembre uscirà il mio prossimo libro, dal titolo “Uru”. E’ la storia di un folletto salentino che si evolve nel male. Uscirà anche un secondo libro di narrativa che si chiama “Col Jack”, una biografia storica. C’è molto altro in ballo ma preferisco non rivelare troppo.

E, da appassionata di musica quale sono ti chiedo due cose: quando scrivi tieni della musica in sottofondo – e se si mi piacerebbe sapere cosa – oppure no?

La musica è la mia grande compagna, non potrei farne a meno. Quindi ovviamente scrivo con la musica in sottofondo, portandola con me ovunque mi trovi. Lei fa parte del mio modo di essere anzi, quando è possibile, ascolto i brani musicali che poi diventeranno parte della colonna sonora del libro. SI aprono orizzonti e porte inaccessibili, dei crateri imprevisti. Succede di tutto. Vorrei riuscire a trasmetterlo ma non so se ci riesco.

Hai un artista o una band preferiti?

Sono un appassionato di musica a tutto tondo. A tale proposito: Radio GM 2.0, conosciuta durante un’intervista come autore, mi contattò tempo fa per propormi di fare il conduttore di una trasmissione dal nome “Woman in song”. E’ attualmente in corso, ogni venerdì a mezzogiorno e sta avendo un discreto successo. Mi sta dando la possibilità di conoscere tante artiste donne che prima ignoravo. Devo essere onesto e riconoscerlo: nella musica ci sono state tante artiste davvero molto toste.
Però il mio gruppo preferito, quello con cui sono cresciuto da piccolo, sono sicuramente i Pink Floyd.

Vi ringrazio per l’intervista, le domande pertinenti e la visibilità che offrite.
Auguro a tutto lo staff di Over There buon lavoro e un buon proseguimento.
Un bacio da
Sir J.

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