Chicago Fire, Law& Order SVU, Chicago PD Crossover Recap

Avevamo già visto un crossover tra i tre show prodotti da Dick Wolf (e un quarto, Chicago Med, è in arrivo, speriamo con lo stesso successo dei suoi predecessori), ma niente ci aveva preparati a quello che stavamo per vedere. Di questi tempi è  già tanto se una serie tv ottiene un minimo di ascolti, immaginate la fatica degli autori nel creare una storia che ne colleghi tre apparentemente diverse tra loro ma che hanno in comune, oltre il produttore, un crimine da risolvere.

Una scena da Chicago Fire

Purtroppo per noi, se guardiamo alla cronaca di questi ultimi tempi, di crimini ne troviamo in abbondanza da poterci scrivere libri su libri senza che la fonte si esaurisca mai. Ma come è nata l’idea di questa collaborazione? I produttori dei tre show hanno spiegato che avevano da tempo un’ idea di uno stupratore/omicida da utilizzare in SVU, prendendo a modello il “famoso” ( e non in senso positivo) Ted Bundy che usava il suo fascino per attirare e uccidere giovani donne. E’ così anche il nostro serial killer (perché in fondo di questo si tratta) : attraente, manipolatore e capace di sfuggire alla cattura per molti anni in varie giurisdizioni. A Dick Wolf piacque l’idea e suggerì di usarla per il crossover, poiché le abilità ( se così le possiamo chiamare) di questo criminale lo rendevano “meritevole” di essere inseguito e catturato da due task force invece di una sola. Ovviamente era una bella sfida unire le squadre di PD e SVU in quanto lavorano in maniera diversa : i poliziotti di PD agiscono in maniera più fisica (pensate alla gabbia dove Voight rinchiude di tanto in tanto un sospettato per farlo parlare), invece in SVU si seguono le procedure e quindi diventa un lavoro più a livello psicologico. E’ stato dunque molto impegnativo ma direi che hanno raggiunto il loro obiettivo, poiché i due team (sia i personaggi che gli attori stessi hanno unito le forze per uno scopo comune) : i personaggi nel risolvere il caso, gli attori ne mettercela tutta per ottenere un episodio indimenticabile. Per gli attori che hanno un ruolo ricorrente negli show (come quelli di SVU che sono in giro ormai da un po’) è strano mantenere lo stesso personaggio ma in un’altra città e lavorare con persone (non solo colleghi ma anche tutti coloro che lavorano dietro le quinte) diverse da quelle che incontrano tutti i giorni sul set. Per fortuna anche se ci sono delle divergenze di opinioni tra i personaggi, gli attori sono stati ben lieti di lavorare insieme, e questo ha facilitato il lavoro. Quando si è parlato per la prima volta di un intreccio tra i due telefilm, tutti volevano farne parte e i due cast di Fire e PD erano molto contenti di lavorare con quelli di SVU, adesso che c’è stato anche il secondo, avevano una base su cui lavorare, basandosi sull’esperienza precedente.

 

Jason Beghe (Voight) e Mariska Hargitay (Olivia Benson) in una scena del crossover

 

Una volta sistemate le squadre, ci voleva un cattivo, altrimenti a chi avrebbero dato la caccia i nostri eroi? Ad interpretare questo ruolo (in maniera magistrale direi, ho avuto i brividi per tutto il tempo)  è stato Dallas Roberts (The Walking Dead, The Good Wife, Unforgettable) . Il suo personaggio  è un uomo molto gentile che, avendo un braccio fasciato (usato come scusa ma in realtà perfettamente sano) non può caricare degli oggetti in macchina e quindi adesca le sue vittime. Tocca ai vigili del fuoco ritrovare il corpo di una di esse, in seguito alla segnalazione di un vicino che pensava fosse colpa sua perché non aveva spento l’interruttore della corrente del suo pc. Severide e soci per fortuna (o per sfortuna dato quello che scopriranno) ci mettono poco a capire che l’incendio è partito dal piano di sopra ed è doloso, scagionando l’uomo da ogni accusa. All’interno dell’appartamento viene ritrovato il cadavere di una donna che è stata uccisa, violentata e poi bruciata,e come segno di riconoscimento del killer, una boccetta di smalto verde. A questo punto tocca ai colleghi di Chicago PD continuare l’indagine, essendoci un corpo. Voight si mette in contatto con la sua collega Olivia Benson (dell’Unità vittime speciali di New York, con cui aveva già lavorato in passato) e le parla del caso a cui sta lavorando, scoprendo che le modalità erano le stesse di alcuni casi di omicidi irrisolti a New York. Olivia decide di partire subito per Chicago per confrontare le prove e avere dei chiarimenti su come il killer sia finito in un’altra città. Man mano che le indagini proseguono si scopre che il sospettato era un medico poiché indossava sempre un camice. Sulle prime i sospetti cadono sul fratello di Halstead, Will, medico al Chicago Med, che conosceva una delle vittime, essendo stato a New York nello stesso periodo. Per farlo parlare, Benson e Voight lo convocano in centrale con una scusa, ma a Jay appare subito chiaro che i due lo considerano un sospettato, quindi trascina via il fratello dalla stanza incavolato soprattutto con Voight per aver agito in quella maniera alle sue spalle.  Dopo aver scagionato anche lui, si arriva finalmente a scoprire colui che si rivelerà il vero assassino, il quale uccideva solo donne con certe caratteristiche, di una certa altezza. Il nostro uomo è molto furbo e cerca anche di affascinare Lindsay, chiedendole anche di incontrarsi in un luogo appartato. In realtà, come la squadra scopre molto presto, l’incontro serviva solo a fornire un alibi al sospettato mentre colpiva la sua prossima vittima. A farne le spese è la povera Nadia, che era diventata la protetta di Lindsay, che l’aveva salvata da un passato di prostituzione e droga (come Voight aveva fatto con Lindsay anni prima) ma anche un po’ di Voight e persino dell’integerrima sergente Platt, due persone che di norma non sono molto inclini a mostrare i loro sentimenti. Quando viene ritrovato il suo corpo, dopo lo sgomento per non averla protetta, arriva il senso di colpa, soprattutto per Lindsay, la quale pensa che sia colpa sua se la ragazza è stata uccisa perché se non l’avesse incontrata e convinta a voler diventare un poliziotto, a quest’ora sarebbe ancora viva, inoltre Nadia era uscita proprio per comprarle la torta per la festa a sorpresa e questo la fa sentire doppiamente responsabile. Ora che hanno il colpevole resta da provare che sia stato realmente lui a commettere gli omicidi. Il medico decide di continuare a difendersi da solo in tribunale ma si tradisce quando comincia a fare troppe domande tipo se le vittime abbiano sofferto, quanto tempo siano state in agonia prima di morire ecc. La giuria riconosce che dietro quella maschera da gentiluomo, forse da uomo comune, si nasconde in realtà un pericoloso, sadico serial killer e lo riconosce colpevole. Rimasto da solo cinque minuti con Voight, il poliziotto gli fa un breve riassunto di quella che sarà la sua vita in carcere (ma anche fuori casomai dovesse decidere di fuggire) e gli fa capire che se ci tiene alla pelle sarà meglio che d’ora in poi stia alla larga perché la prossima volta Voight potrebbe decidere che vale più da morto che da vivo. La puntata si chiude con le due squadre che fanno un brindisi alla memoria di Nadia, la quale, seguendo un detto dei poliziotti, sarà “gone but not forgotten” ovvero “andata via ma mai dimenticata”.

Piccola curiosità : il caso di cui parla Olivia Benson, quello del serial killer che avrebbe ucciso tutte quelle donne a NY, non è mai andato in onda in SVU, ma è servito soltanto da collegamento per questa tripla puntata.

A mio parere questa è stata una puntata strepitosa, non si notava la differenza tra i due set di PD e SVU, era come se fosse un unico show della durata di due ore invece che di una. Finora Wolf non ha sbagliato un colpo (lo dimostrano ampiamente i 16 anni di messa in onda di Law & Order e solo in SVU, figuratevi se mettessimo insieme tutti gli episodi di tutte le stagioni, tra la serie madre e gli altri spin-off (Law & Order LA, Criminal Intent etc.) . Ora bisognerà aspettare per vedere se la sua nuova creatura Chicago Med sarà all’altezza delle aspettative, visto che di medici ce ne sono in abbondanza e  non è un genere nuovissimo. Finora avevo visto Dallas Roberts sempre in ruolo abbastanza tranquilli (assistente del Governatore in The Walking Dead e poi capo della polizia in Unforgettable, serie cancellata ma che spero che venga ripresa da qualche altro canale perchè davvero meritava), ma questa volta si è calato perfettamente nella parte del cattivo, ti dava i brividi più quando sorrideva con quell’aria fintamente innocente che quando svelava il suo vero io, e in quel caso diventava veramente agghiacciante. Peccato che non ci abbiano svelato il perché dello smalto, forse qualche psicologo direbbe che era qualcosa che aveva a che fare magari con la madre, che magari era stata uccisa proprio quando aveva quello smalto. Com’è stato per Shay in Chicago Fire, anche questa morte è stata un colpo al cuore per gli spettatori, e ovviamente nessuna delle due sarà dimenticata.

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