Johann Johannson memorial garden

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Come si fa a trasmettere un’emozione?
Sto guardando attonita lo schermo, e la pagina bianca del mio editor di testo, ancora in shock per la notizia.
Johann Johannson, 48 anni, islandese, compositore di alcune delle colonne sonore più belle e più intense che abbiano popolato il mondo del cinema, è stato trovato morto a Berlino. Le circostanze ancora non sono chiare e, onestamente parlando, poco mi importano. Non sono certo il tipo di persona morbosa che deve per forza sapere i particolari. Mi ha interessato di più ciò che ha fatto in vita: la sua musica. La sua intelligenza compositiva.

Per fare un esempio di cosa sto parlando: The mercy, interpretato da Colin Firth, che uscirà a breve nelle sale, beneficia della bellezza della sua musica. Lo stesso dicasi per Sicario, La teoria del tutto, Copenhagen Dreams, Arrival e molto altro ancora.
Ho voluto parafrasare, nel titolo, un pezzo proprio di Copenhagen Dreams: A Memorial Garden on Enghavevej. Un pezzo dall’incedere marziale ma con una punta di malinconia al suo interno. Prendetevi qualche minuto di pausa e ascoltatelo. Credo che mi ringrazierete, dopo.
Mi sono imbattuta in questo artista nel 2008 con il suo Fordlândia. E’ stato amore al  primo ascolto. L’opera in questione è tematicamente influenzata dal fallimento dell’omonima città industriale prefabbricata, ormai abbandonata, costruita nella Foresta Amazzonica nel 1928 dal magnate industriale statunitense Henry Ford, ai fini di assicurare una fonte di gomma coltivata per le operazioni di fabbricazione, di automobili della Ford, negli Stati Uniti.Fa parte di una trilogia iniziata con IBM 1401, A User’s Manual (ispirato dal padre, programmatore per la IBM in Islanda) sul rapporto tra uomo e tecnologia. Una tematica che si evince anche dalla stessa opera in cui l’autore coniuga felicemente orchestrazione classica e strumentazione elettronica, dando un connubio armonioso e intenso. Ci sono pezzi minimali come Melodia I: uno scricciolo musicale di meno di due minuti che si regge sull’ampio respiro dei clarinetti, capace di comunicare all’ascoltatore un ideale volo simbolo della spinta creativa nel realizzare una utopia; brani invece di una grandiosità assoluta che viene costruita pian piano, minuto dopo minuto, nota dopo nota come in Melodia (Guidelines for a Space Propulsion Device Based on Heim’s Quantum Theory).

Per me naturale fare il viaggio a ritroso e scoprire cosa avesse fatto.
Un esempio lampante della sua originalità e della sua intelligenza compositiva è la colonna sonora di Arrival, il film di Denis Villeneuve. Avevamo già parlato del film ma non della musica. Sarebbe stato difficile farlo nello stesso articolo perché avremmo dovuto fare una recensione nella recensione. Se non lo avete visto, rimediate e, a maggior ragione, prendetevi tutto il tempo per ascoltarne la musica. Non fatevi spaventare dalla tensione evidente espressa nelle note e nei campionamenti presenti. Non fatevi intimorire dai vocalizzi apparentemente senza alcuna logica che vogliono dare l’idea di un linguaggio alieno che viene appreso, attraverso diversi tentativi di trovare un terreno di comprensione comune. Idealmente lo vedo come la naturale evoluzione dello scambio musicale nel film “Incontri ravvicinati del terzo tipo” e mi piace pensare che Johannson l’avesse in mente quando ha creato la musica per quest’opera così particolare e umana.

Johann Johannson non è stato solo un compositore e un creatore di intense tessiture sonore per pellicole dall’animo particolare. Ha fondato la band post-rock Apparat Organ Quartet ed è stato tra i creatori di “Kitchen Motors” un’organizzazione artistica islandese, volta a supportare e dare risalto a veri e propri talenti, che incoraggia la collaborazione tra nomi provenienti da generi musicali totalmente differenti come il punk, il jazz, la musica classica e quella elettronica.
A inizio articolo mi chiedevo: come si fa a trasmettere un’emozione? Credo che sia una di quelle domande che lo stesso Johannson si sia posto ogni volta che voleva creare un mondo sonoro. Da quello che ho potuto ascoltare ogni volta ha trovato una soluzione diversa, ugualmente intensa ed evocativa.
Non sono sicura di essere riuscita ad esprimere il mio dispiacere nel sentire la notizia della sua dipartita. Abbiamo perso un grandissimo talento musicale. Mi auguro però di essere riuscita nell’intento di incuriosirvi e di indurvi ad ascoltarlo.

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