#StarWars8 #TheLastJedi – Una lezione sugli eroi e sul perdono

Disclaimer: Tutte le immagini presenti nell’articolo appartengono alla Disney/Lucasfilm

Abbiamo visto Star Wars Episodio 8 The Last Jedi da qualche giorno ma, checché ne dicano i detrattori, è un film talmente complesso che ha necessitato di diverse riflessioni.
Non è un film facile per nessuno, in primis per coloro che, come noi, amano davvero la saga di George Lucas da quasi 40 anni.
Prima di continuare crediamo che sia meglio chiarire che questa terza trilogia è chiaramente un’idea di JJ Abrams, Rian Johnson ha fatto un bel lavoro, solo che si avverte fin troppo l’influenza di altri, non è male, si sentono le varie citazioni di opere del regista newyorkese e la regia risulta assai impersonale.
Questo è uno dei difetti del film, che non è perfetto perché non esistono film perfetti ma è, almeno per noi, un gran film.
Consigliamo di non proseguire nella lettura a coloro che non vogliono SPOILER!
Uno dei motivi per cui Star Wars ebbe successo nel 1977 e continua ad averlo è che i suoi eroi sono maledettamente umani.
Luke è un sognatore un po’ imbranato, parecchio avventato, molto insicuro, molto generoso, molto intelligente e con un lato oscuro molto inquietante, come è di costume in quella famiglia.
Con il tempo impara ad essere più paziente e meno avventato ma l’insicurezza non l’ha mai persa, non del tutto, ha sempre avuto l’abitudine di darsi colpe non sue.
Succedeva nella “sacra” trilogia e succede anche adesso.
Sì, non sue perché chiariamo una cosa, se qualcuno è riuscito a bersi anche solo per un secondo la versione di suo nipote, deve ricordarsi veramente molto male la prima trilogia.
Quello che è successo quando Ben sceglie il lato oscuro lo possiamo vedere nella versione di Luke, la prima è una chiara visione distorta della realtà, lo prova, semmai ci fosse bisogno di prove, il fatto che Ben sostenga che lo zio sarebbe geloso del suo potere.
La sentite la nostra risata, vero? Ecco.

No perché il film è abbastanza chiaro in tal senso. Luke ha giocato al gatto con il topo con il nipote quando avrebbe potuto mangiarselo subito e, invece, dopo averlo preso in giro, lo ha lasciato vivo, tendendogli la mano. E ci chiediamo come possa farlo dato che noi avremmo fatto ampio uso del battipanni laser con Ben per farlo rinsavire.
Sarebbe però il caso di fare dei passi indietro e raccontare un po’ della trama di questo film che inizia da dove era finito il precedente “The Force awakens”.
La Resistenza è stata appena rintracciata dal Primo Ordine e sta evacuando la propria base su D’Qar: il pilota Poe Dameron, per dare tempo all’ammiraglia della flotta di effettuare il salto nell’iperspazio, decide, disobbedendo a un ordine diretto, di distruggere un incrociatore stellare nemico, sacrificando nell’impresa tutti i bombardieri a disposizione e venendo perciò degradato dal generale Leia Organa.

Su Ahch-To, Rey consegna la spada laser a Luke Skywalker, ma questi la getta via affermando che non vuole più avere niente a che fare con la guerra e che secondo lui è il momento di porre fine all’esistenza dei Cavalieri Jedi.
Rey si rivela una ragazza testarda che, avendo una missione, cerca di portarla a termine costi quel che costi. Non si fa fermare dai costanti rifiuti di Luke di farsi coinvolgere dalle vicende del resto dell’universo. Ha dalla sua l’entusiasmo e l’energia della sua giovane età e, spesso, pensa di sapere sempre cosa sia giusto fare.
Si fa anche coinvolgere, fin troppo diremmo, dalle bugie di Ben, ci può stare, è giovane, è entusiasta, crede che perdonare sia facile, che tutto sia facile, non è così. E forse Luke, lasciandola andare, le permette di imparare da sola la lezione, ovvero che certe cose costano fatica.
E non è la sola che impara una lezione in questo film.
La impara Poe, che anche lui preso dal troppo entusiasmo e dai suoi ideali, si fa guidare dalla sua impulsività e pensa di poter comandare, non rendendosi conto che per comandare un esercito non bastano le prime.
La impara anche Finn, che finalmente capisce che nella vita occorre fare delle scelte, non seguire i propri istinti e basta. E impara anche una cosa bellissima grazie a Rose:
“Non è uccidendo chi odiamo che vinceremo ma salvando chi amiamo.”
Luke l’aveva già imparata quest’ultima lezione, stavolta lui ne impara un’altra, grazie a Yoda, non a Rey.
Impara che sì va bene andare oltre il passato, senza per questo far sparire i Jedi o i libri, ma soprattutto che senza di lui la Galassia è priva di speranza.
Leia lo sa bene e quando se lo vede arrivare, ormai temendo che possa essere finita per la libertà, si sente rinascere.

La nostra Leia la sua lezione la deve ancora imparare. Non ci sentiamo di darle addosso se non riesce a perdonare suo padre e suo figlio. Come dicevamo il perdono non è una cosa facile, serve un grande lavoro dentro di sé e non sempre ci si arriva.
Solo che per lei è vitale che faccia pace con Anakin, deve farlo, il rancore la sta distruggendo.
Luke non ha finito la sua missione anche se è andato, per sua scelta, nel mondo ultra terreno, dovrà prendere suo padre e farlo riavvicinare a Leia e se quest’ultima partisse ad insultarlo beh almeno sarebbe un inizio.
Ad insultare il padre, non Luke eh.
Veniamo alle dolenti note: Ben/Kylo Ren. Un personaggio che sin dall’inizio ci è sembrato acerbo, immaturo e continua a sembrarlo anche per tutta la durata del film.
Non ci viene spiegato del tutto il motivo per cui lui cade, Ben sostiene che lo zio avrebbe tentato di ucciderlo, anche se potessimo credere a questa versione (e se davvero si ama Star Wars la cosa, per dirla come il mitico Vizzini de La Storia Fantastica, ci pare inconcepibile), non avrebbe comunque senso il massacro successivo.
Luke Skywalker ha avuto la tentazione di uccidere il nipote a causa di quello che aveva visto – e anche qui non sappiamo ma doveva essere una terribile visione per arrivare a quel punto? Sì, l’ha avuta. Però stiamo parlando di Luke, dell’uomo che non conosceva nulla della storia di Anakin, suo padre, e si è aggrappato a quell’unico barlume di luce che aveva percepito in lui per redimerlo. In questo caso il maestro si avvicina al nipote, lo sonda a lungo, veramente a lungo, alla ricerca di questa stessa luce che però non vede, prende la spada, la accende ma la spegne subito pieno di rimorsi, guardando il volto spaventato del ragazzo, che, per lui, si sentiva tradito.
Ben non si è posto il problema e ha attaccato. Gli sarebbe bastato cercare di capire lo zio attraverso la Forza e sicuramente avrebbe percepito il conflitto, la ricerca della luce, tutto ciò che è tipico di questo personaggio.
A proposito di questa scena ci vogliamo soffermare un attimo perché rimanda ad un vecchio interrogativo, presente sia nel fumetto degli X-Men, sia in Doctor Who, sia in Lost sia in diverse altre opere.
L’interrogativo è questo:
voi cosa fareste se incontraste Hitler da bambino, sapendo quello che farà?
Nel fumetto degli X-Men, Magneto dice che lo torturerebbe e lo ucciderebbe, Xavier ci pensa su e dice che non lo ucciderebbe.
In Doctor Who, il Dottore si trova di fronte Davros da bambino, il creatore dei suoi nemici mortali, i Dalek, in mezzo ad una guerra, all’inizio è tentato di non salvarlo e è colmo di rimorsi per non averlo fatto perché ritiene di essere stato lui, esattamente come Luke con Kylo Ren, il vero creatore dei Dalek non salvandolo, infatti dice:
“Quanto spaventato devi essere per chiudere la tua gente in una corazza?”
Sia il Doctor che Luke parlano di paura per coloro che temono di aver creato.
Il Doctor infine tornerà indietro e salvare il piccolo Davros, rendendosi conto di aver insegnato lui la parola pietà ai Dalek ma questi ci saranno lo stesso, non è colpa sua.
Come non è colpa di Luke se Ben ha scelto il male deliberatamente perché, avendo un’idea distorta, come diversi neonazisti, si sente attratto da esso.
Nessuna giustificazione per noi, nessuna motivazione, non è un martire, è un ragazzino che vuole il male perché ne è affascinato, perché si sente più uomo, in modo da poter competere con il mito di zio e genitori e usa questa scusa del tentato omicidio, che non è mai stato tale, per cadere.
A proposito di Ben vorremmo, con fatica, provare a vedere il suo punto di vista e quindi ci tocca citare i romanzi Aftermath e Bloodline per spiegarlo.


In detti libri, post Endor e pre Force Awakens, viene fuori che Luke e Leia avevano nascosto all’intera Galassia che Vader fosse Anakin. Sbagliato? Per noi no. Provate a pensare di avere un padre che è stato un criminale e si è redento alla fine. Andreste in giro a raccontare i suoi crimini o vorreste preservarne la memoria? Era un dolore privato dei gemelli. Ben scopre la verità da fonti esterne e inizia a fantasticare sul nonno, manipolato da Snoke, fino a diventare oscuro. Questa parte poteva essere mostrata nel film, siamo d’accordo. Il problema è, dal nostro punto di vista, è che a differenza di altre volte i libri non aggiungono motivazioni perché è difficile capire il motivo per cui Ben non si sia confidato con lo zio che, sempre secondo detti libri, era sempre stato affettuoso con lui. Forse severo nell’addestramento sì ma anche affettuoso. Le due cose non sono in contraddizione. Dunque abbiamo la conferma, una volta di più, che la prima visione, quella di Ben, fosse fallace e distorta, frutto delle proprie paure, ormai preda del lato oscuro, ha visto dei nemici ovunque.
Luke poteva provare a parlargli? Sì, poteva farlo. Siamo d’accordo. Ma anche Ben poteva provare a dirgli qualcosa, dopo aver letto nella mente dello zio, poteva dirsi spaventato da ciò che vedeva dentro di se, invece ha attaccato lo zio, visto come un demonio e poi sterminato degli innocenti.
Le azioni seguenti non saranno altro che un corollario. Nuovamente non vediamo un martire in un ragazzino che sfrutta ogni occasione buona per guadagnare il potere. Compreso consegnare Rey a Snoke in una scena che apparentemente sembra un parallelo di quella in cui Luke si consegna al padre per incontrare Palpatine. Sembra ma non lo è. Cosa manca?

Rey non è Luke. Quando va da Kylo convinta di redimerlo facilmente non lo fa per amore o per compassione. Non ha passato anni a fare i conti con una rivelazione – ossia che Darth Vader è suo padre – che inizialmente non voleva accettare e, soprattutto, non lo fa in virtù del percepire una luce in mezzo all’oscurità. In Rey non c’è nulla di tutto ciò, c’è solo una enorme presunzione che il loro legame nella Forza basti per convincere Ben a redimersi. Luke l’aveva avvertita: “Non andrà come ti aspetti.”
Secondo l’etimologia della parola perdonare significa donare due volte, significa che l’amore è più forte dell’errore commesso, ergo immaginate quanto potesse essere grande l’amore filiale di Luke a confronto dei crimini di Vader e confrontatelo con il legame tra Rey e Ben.
Che si offenda pure qualcuno ma il secondo è ben poca cosa rispetto al primo e no per noi non esiste nessuna Keylo. Nessuna.
C’è una sola persona che può redimere Ben e non è Rey.
E’ sua madre Leia.

C’è una scena bellissima, di cui si è parlato poco a nostro avviso, un dialogo attraverso la Forza tra madre e figlio. Kylo esita a sparare, si ferma. Non si era fatto tutti questi scrupoli quando ha trafitto con la spada suo padre Han.
Tra sua madre e Ben il legame è ancora molto forte. Volendo proseguire nel tentare di vedere il punto di vista di quest’ultimo possiamo dire una cosa. Ci siamo accorti tutti di come Leia si sciolga solo in presenza del fratello. Con gli altri invece era più fredda, anche con Han, con Poe, l’amica Hondo, Rey, ecc.

Non ci vuole una scienza a capire cosa sia successo. La rivelazione di Bespin fu una mazzata per Luke, una mazzata che lui riuscì ad affrontare da solo, mettendoci un anno, però, andando a salvare Han e rifiutando ogni contatto con i maestri. Leia, quando scopre la verità a Endor, è ben felice di averlo come fratello. La loro sintonia è totale. Non è felice di avere Vader come padre. Non lo sarebbe nessuno. La reazione di qualunque persona normale sarebbe quella di dire No e buttarsi di sotto come Luke. Poco da fare.
Leia non ha superato il trauma, nonostante il padre si sia redento, lei non riesce a perdonarlo, sa che ha fatto alla Galassia, all’amato Han e all’adorato fratello Luke. Non può perdonare. Perché non ha visto la redenzione. E ha finito per indurirsi suo malgrado. E’ indubbio che Leia ami suo figlio, lo ama tantissimo, sa che vi è una chance di salvarlo ma sa anche di averlo cacciato, senza fare domande, di aver allontanato il marito, di essersi chiusa.
Ben forse ha iniziato a odiare lo zio perché vedeva che la madre era dolce solo con lui?
Forse chissà. Ma si torna sempre al punto sopra. E’ veramente difficile empatizzare con un ragazzo che odia lo zio perchè la madre è tenera con questi e meno con lui. Che colpa ne ha lo zio? Zio che è sempre stato molto affettuoso con lui. Oltretutto parliamo di un ragazzo di quanti 26 anni? Certe cose le si possono capire a 5 e 10, non a 26 anni. E comunque se si è gelosi dello zio, perché uccidere gli altri?
Ci siamo lasciate per ultimo, non perché è meno importante come tema ma perché volevamo esaminarlo con giustizia. C’è un altro protagonista nella storia. Forse il vero e solo protagonista: la Forza.
Finalmente in questo episodio vediamo prove tangibili dell’esistenza di questa energia che permea tutto quanto.
Avevamo già cominciato a intravederlo nel film precedente con la visione di Rey, la capacità di opporsi a Ben nell’interrogatorio e, soprattutto, nel tentativo di combatterlo con la spada laser. Tutto questo è solo l’embrione di quello che si è visto in The Last Jedi. Molti hanno criticato la famosa scena in cui Leia finisce nello spazio e si salva tornando indietro.
Una domanda sorge spontanea: cosa non hanno capito questi della frase “la Forza scorre potente nella mia famiglia”? Ok, Leia non ha avuto un addestramento Jedi e su questo siamo d’accordo – anche se alcune interviste apparse recentemente hanno rivelato che c’era l’intenzione, da parte di Luke, di rendere sua sorella il primo padawan della sua scuola – ma rimane sempre figlia di Anakin e sorella di Luke. Addestramento o meno, Leia sicuramente sente questa energia in modo istintivo e il suo spirito di sopravvivenza, che è sempre stato molto spiccato in lei, vi si è aggrappata con le unghie e con i denti.
Abbiamo già citato la connessione tra Ben e Rey, un sistema di comunicazione attraverso la Forza che cancella la differenza spaziale tra i due mettendoli sullo stesso piano.
Altra questione dibattuta: Luke si è chiuso alla Forza? La nostra risposta non può essere né un no, né un sì. Ci sono tante cose dell’incontro tra Luke e Rey che non tornano per noi.
Può anche essere vero che, disilluso dal fallimento con Ben, si sia voluto isolare per non intervenire più nelle questioni relative alla galassia. Può anche essere vero, e sicuramente lo è, che non abbia fiducia in sé stesso e nella possibilità che lui sia utile alla causa della ribellione. Ma. C’è un ma. Le sue azioni sull’isola sono quelle di un uomo che è in armonia con il suo ambiente. Il salto che ha fatto sotto gli occhi terrorizzati di Rey, e la sua espressione ironica quando lei urla “attento” sono quelli tipici di una creatura che sta seguendo la corrente naturale. Luke sente la Forza esattamente come un essere umano respira. Rey dice: “Ti sei chiuso alla Forza.” o forse sarebbe meglio dire che Luke ha trovato un modo per non farsi percepire da una ragazzina?
Tra l’altro non sarebbe nemmeno la prima volta che gli Skywalker usano un tale potere. Ripensandoci bene nel ritorno dello jedi Luke percepisce chiaramente il conflitto nel padre che però non viene visto dall’imperatore.
Una volta abbracciato totalmente il concetto che la Forza è ovunque e in ogni cosa, tutto diviene possibile. Comunicare a distanza, non farsi percepire da un dilettante e farsi apparire a diversi parsec di distanza come se si fosse realmente lì. E tenute conto di queste considerazioni sulla Forza ci viene da chiedere se l’esilio di Luke non fosse altro che un modo per affinare la sua percezione di questa energia che è in tutte le cose, un modo per preparare un piano che, alla lunga, forse risulterà più efficace di ogni altro sistema di lotta adottato dalla Resistenza.

Vorremmo aggiungere una cosa a proposito della Forza. Luke non è tecnicamente morto ma si è unito alla Forza da vivo, di sua spontanea volontà. Cosa significa questo? Che siccome un certo Qui-Gon aveva detto che la leggenda di Darth Plagueis, sull’immortalità, fosse vera ma che la si acquisisce attraverso l’amore assoluto “l’amore è la risposta all’oscurità” e non attraverso l’egoismo, beh ci sono margini per far ritornare qualcuno, non solo come fantasma. Tra l’altro notate sopra l’immagine di Gandalf che affronta il Balrog ne Il Signore degli Anelli e poco dopo resuscita grazie a Galadriel come Gandalf il bianco. Chissà se gli autori ci hanno pensato scrivendo la scena di Luke.

Ma questa è solo una teoria, di sicuro c’è che Luke tornerà come fantasma. La cosa meravigliosa è che il fandom quando morì Han si aspettava che tornasse mentre con Luke pensa di no. E poi non abbiamo ragione a pensare che alcuni fan abbiano visto un’altra saga.
Ah secondo noi la scena in cui Luke va incontro al cerchio di fuoco, frutto degli attacchi dell’artiglieria pesante del primo ordine, ricorda molto anche una delle scene finali di The Rings of Akhaten di Doctor Who.

Mentre la scena della bilocazione è una doppia citazione di Fringe, in particolare di alcune scene cruciali della terza stagione, nel redverse e non solo.
Un’ultima cosa prima di chiudere.

A proposito di connessioni tramite la Forza, uno dei momenti più toccanti del film è quando i gemelli Luke e Leia si chiamano a distanza. Una scena che ci mostra quanto i loro legame sia sempre forte e che ci fa capire che ancora una volta forse saranno loro la chiave per portare la speranza nella Galassia, del resto questo succede alla fine del film. Quel bambino che guarda con speranza verso le stelle ci fa fare un salto indietro nel tempo e ci riporta da un giovanissimo Luke che le sognava allo stesso modo.

Vorremmo concludere dicendo che sì la “sacra” trilogia resta insuperabile, nessun dubbio su questo ma questa terza non è affatto un riciclo di vecchie idee, non solo almeno, vi è altro e spiace che alcuni partano prevenuti, decisi a criticare e stroncare, invece di lasciarsi andare a ciò che queste pellicole possono offrici di buono.

Recensione redatta da Silvia Azzaroli e Simona Ingrassia

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