Quando i tessuti raccontano storie fantastiche

La prof. Francina Chiara, già Curatore dell’Archivio e Museo del Tessuto Fondazione Antonio Ratti (Como), Professore a contratto di Storia della moda e del costume, Università Cattolica del Sacro Cuore nella sede di Brescia ha tenuto, presso l’Associazione Carducci per la Cultura Popolare, un’interessante conferenza sulla decorazione dei tessuti nel Medioevo, inteso nel senso ampio dei mille anni tra la caduta dell’Impero Romano e la scoperta dell’America. Parallelamente alle tecniche di tessitura illustrava la rappresentazione degli stessi tessuti nell’arte: ne ho ricavato qualche appunto senza pretesa di completezza.

Nel Medioevo e Rinascimento si formano i caratteri della nostra tessitura.

Le civiltà classiche si vestivano di drappi: rettangoli (la forma non aveva importanza) realizzati con telaio verticale, lunghi max 2 mt. Per un metraggio superiore occorrerà il telaio orizzontale. Primi tessuti: lana e lino. La Seta in Cina è lavorata già prima del I secolo, prodotto importato in età imperiale romana (il lusso era bandito dalla Repubblica). C’è produzione medievale europea?

IL FANTASTICO CANE ALATO DETTO SEMMURV

Prima della caduta dell’Impero Romano una tappa intermedia della Via della Seta acquisisce grande maestria: la Persia Sassanide aa. 226-651 poi cade sotto l’Islam. Già conoscevano la possibilità di intrecciare più fili di ordito e di trama: si ottiene una stoffa detta sciamìto = dal greco eis amiton. Orditi e trame colorati creano motivi precisi: es. la rota perlata, (motivo a cerchio di cerchiolini) spesso con semmurv = mitico uccello della religione zoroastriana; ha forte componente simbolica, spesso filosofica di riflessione sul cosmo; animale composito (è un cane alato: unisce terra e aria) che strappa e disperde nell’universo le fronde dell’albero della vita (poi stilizzato come palmetta: era una palma da dattero!).

ancora un semmurv dentro una rota perlata

Se c’è un’idea forte, i motivi passano da un’arte all’altra, es. affreschi, bassorilievi… Vedi ad es. i mosaici in Sant’Apollinare e nelle altre chiese di Ravenna: motivi intrecciati (ispirati ai cesti) sulle bordure delle vesti delle Sante; motivi di rota sulle vesti dei cortigiani di Giustiniano ecc.

La tunica è una veste cucita (già usata dai Romani) a forma di T con decorazioni: il clavo cioè bordure verticali da spalla a vita con terminazioni a orbicolo. In Persia abbiamo anche cavalli alati, forse reminiscenza greca: è un altro collegamento terra-cielo., raffigurato al trotto con zampa alzata, zampe infiocchettate e finimenti svolazzanti (tratti distintivi persiani).

Nell’Antichità si identifica la bellezza con la preservazione della tradizione, non con la novità! Quindi gli stessi disegni si ripetono.

Ai Sassanidi succedono gli Abbasidi nel. 749, che portano varianti: es. dentro le rote abbiamo scene di caccia! Vedi le antelle dell’altare di Vuolvinio a Sant’Ambrogio di Milano, foderate di questo tipo di tessuto: il cacciatore ha copricapo persiano a punta con fiocchetti, c’è un leone che assale un asino: forse rappresentazione della leggenda del re Bahram-Gur chiamato appunto “asino”, quindi nell’arte tessile viene assimilata la letteratura. In seguito nella tessitura omayyade il cacciatore sarà senza cappello e in posa più classica, senza più la palma da dattero sullo sfondo.

Questi tessuti islamici vengono usati per paramenti sacri cattolici, perché lussuosi!

Tessitura ad arazzo nei tessuti copti: nel VII sec. già l’Egitto ha elaborato sue tecniche per lavorare lino e lana; III-X sec. l’arazzo ha trame parziali, che passano nel disegno e NON sull’intera larghezza dell’ordito. Nelle tuniche troviamo motivi decorativi quadrati detti tabula; bordure; plastron sul petto con clavi e orbicoli. Raffigurano motivi assorbiti da varie culture anche se i copti erano cristiani: corteo di Dioniso, dee, animali, croci, storie di Giuseppe, putti alati (trasformabili in angioletti), caccia, fiori, albero della vita con due uccelli affrontati… proprie dell’arte islamica che rifiuterà la figurazioni diventeranno le geometrie e la scrittura ornamentale.

Ravenna, chiesa di San Vitale: l’imperatrice Teodora e il suo seguito
Ravenna, chiesa di Sant’Apollinare Nuovo: notare i motivi a rota, a quadrato, a palmetta degli abiti delle sante

L‘Impero Bizantino è molto raffinato nelle arti suntuarie, specialmente sotto Giustiniano: saranno installati laboratori artigianali nel palazzo imperiale. La seta diventa elemento base (la storia dei monaci che avrebbero contrabbandato le uova di baco dentro i loro bastoni sembra avere fondamento). Nella rota perlata è introdotto un nuovo bestiario, che conosciamo perché spesso abbiamo resti tessili da sepolture. San Giuliano da Rimini: troviamo il leone, legato alla leggenda del santo. XI sec. casula di Alboino: aquila (simbolo del potere). Animali compositi: grifone. A Bisanzio è meno rappresentata la caccia e di più la corsa dei carri! Auriga con biga o quadriga: simboleggia il carro del sole? A un certo punto le figure hanno contorni di linee scure: es. sudario di Carlomagno. Scene religiose: es. Annunciazione VII-IX sec. (c’è un esempio con un accenno di prospettiva nel trono della Vergine messo di traverso). Gli sciamiti a reticolo romboidale sono meno pregiati: la tessitura crea losanghe contenenti rosette o vasi o piccoli animali con albero della vita. Vedi abito di S. Matteo negli affreschi di Sant’Abbondio a Como: ha un disegno di rote contenenti motivi a croce greca decorata (XIV sec.).

Produzione ispano-moresca almohade 1121-1269. L’ Andalusia ha una produzione tessile importante: gli arabi usano più serie di fili sia in trame che in orditi, il tessuto lampasso è evoluzione dello sciamito; NON si può rappresentare l’uomo, ma essendo gli arabi grandi matematici sfruttano la geometria! Abbandonate le rote, avremo barre verticali e orizzontali, trompe l’oeil, creando stelle col quadrato e rosette col cerchio. Si rappresenta anche la scrittura qufica per lanciare messaggi: dicono ad es. la potenza di un sovrano, e sono apprezzatissimi in regioni cristiane per motivi estetici, non sapendo leggere questa scrittura i cattolici si possono trovare addosso perfino la benedizione di Allah… Vedi le vesti dei Reali di Spagna sepolti a Burgos!

Sotto la stirpe dei Nasridi alla fine del regno moro di Granada avremo giochi geometrici splendidi, come nell’architettura dell’Alhambra.

Dalla Sicilia alla Toscana: la tessitura risale l’Italia con produzione di eccellenza di seta a Lucca. A Como si facevano tessuti di lana poco pregiati e monocromi = pannilani. Gli Arabi avviano la tessitura in Sicilia! Vedi la cappa di Ruggero II che racconta il passaggio alla dominazione normanna: vi è raffigurato il leone che sovrasta il cammello. Dopo i disordini seguiti alla morte di Federico II molti tessitori vanno a Lucca. Loro la tecnica del diaspro: bianco su bianco, antesignano del damasco rinascimentale lucido e opaco. La palmetta è trasformata in mandorla, con animali all’interno: aquila, pantera maculata (leopardo, che non ha connotazione negativa come nella Commedia di Dante), draghi e basilischi. Nel XIV sec. si facevano in queste stoffe anche calze solate e calze-brache (non esistevano i pantaloni).

manto di Ruggero II

Nel XIII sec. ecco le prime cineserie! Dal XV secolo Lucca cede a Firenze, Genova, Venezia e Milano, ma prima vendeva in tutta Europa. Nel XIV secolo la Via della Seta viene unificata nell’Impero Mongolo e diventa sicura per i commerci : così arrivano i panni tartarici (es. nella sepoltura di Cangrande della Scala!) con disegni “menudi” (minuti, piccolissimi) e molto affollati, spesso a due colori: e i Lucchesi li copiano.

Cominciano anche le raffigurazioni del cardo e della melagrana che arriveranno al Rinascimento.

Insomma un mondo raffinato tutto da scoprire.

tunica romana con tabula quadrata e le due bordure verticali terminanti a orbicoli
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