Roma – Alfonso Cuarón – Recensione

Disclaimer: tutte le immagini, come il trailer, sono di proprietà Netflix.

Come può un abbraccio arginare il mare? Ce lo mostra Alfonso Cuarón nella sua ultima fatica intimista, Roma. Ho letto pareri, a riguardo, per lo più positivi e, forse, anche per questo mi risulta ancor più difficile delinearlo come uno di quei lungometraggi che non intercettano un pubblico variegato.
Occorre cogliere ed apprezzare, in primis, il garbo con cui il cineasta messicano racconta una storia quasi autobiografica ambientata, nei primi anni 70’, a Colonia Roma, un quartiere alto borghese di Città del Messico dove vive una famiglia messicana e con essa la collaboratrice domestica mixteca Cleo: di quest’ultima, vera protagonista della vicenda, si ritraggono fragilità e punti di forza.

Il regista è in grado di toccare diverse tematiche e di fornire un notevole apporto emozionale, di cui lo spettatore può beneficiare nonostante la narrazione appaia, alquanto, statica. Questo un altro ragguardevole merito. La potenza visiva culmina maggiormente nelle sequenze finali: ogni immagine, anche quando proposta per un tempo indefinito è una foto che parla: rivelatrice. Di qualcosa. Di un tempo che fu. Di una condizione. Di un malessere. Di un pericolo scampato. Di uno stato d’animo.

Si respira un’atmosfera autoriale, che poco ha a che vedere con la scelta di girare il film in bianco e nero; poco si ricollega, inoltre, ai rimandi neorealisti o ancora ad un certo tipo di cinema “vecchio stampo”. Poco tollero, tra l’altro, quell’autorialità relegata unicamente a quei film “diretti da” o che vedono coinvolti solo determinati interpreti. Faccio riferimento, piuttosto, al potere rievocativo e nostalgico di luoghi che l’autore del dramma sente suoi, senza inciampare nel lirismo spicciolo. Distribuito su Netflix dal 14 dicembre, insignito del Leone d’Oro alla 75ᵃ Mostra Internazionale d’arte cinematografica di Venezia e candidato come miglior film straniero agli Oscar 2019, Roma “integra” umanità e dignità. Debitori di emozioni o no, non gli si può che augurare tutto il bene di questo mondo.

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